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Corte d'appello / Sciacca

Conobbe donna sui social e venne accusato di violenza sessuale, confermata assoluzione

Pena dimezzata, a 2 anni di reclusione, già scontata, rispetto ai 4 anni che erano stati disposti dal tribunale di Sciacca, per il 34enne, che è stato condannato per lesioni personali semplici, atti osceni ed evasione

La terza sezione della corte di Appello di Palermo ha riconosciuto la semi infermità mentale, dunque l’incapacità parziale. E' saltata in appello l’accusa di sequestro di persona ed è stata confermata l’assoluzione dalla violenza sessuale già disposta in primo grado. Pena dimezzata, a 2 anni di reclusione, già scontata, rispetto ai 4 anni che erano stati disposti dal tribunale di Sciacca, per J C. P., di 34 anni, saccense, che è stato condannato per lesioni personali semplici, atti osceni ed evasione. Lo riporta oggi il Giornale di Sicilia

Le indagini a carico del trentaquattrenne erano state condotte dal commissariato di polizia di Sciacca e la vicenda aveva avuto vasta eco perché, secondo l’accusa, il saccense avrebbe conosciuto su Facebook una donna del centro Italia, le avrebbe fatto credere di avere un lavoro e la possibilità di ospitarla per un certo tempo e, magari, di poter iniziare una storia con lei. Dopo pochi giorni, però, la donna si sarebbe resa conto di avere a che fare con una persona molto diversa. Secondo l’accusa il saccense avrebbe cercato di usarle violenza e l’avrebbe chiusa a chiave nel suo appartamento, impedendole l’uscita dalla porta d’ingresso, della quale avrebbe trattenuto le chiavi. La donna avrebbe avuto la possibilità di usare il telefonino ed è riuscita ad avvertire il fratello che, a sua volta, ha chiamato il “113”, facendo scattare l’immediato intervento di una volante della polizia. La sentenza d’appello ha notevolmente ridimensionato la vicenda rispetto all’impostazione accusatoria. La donna del centro Italia al processo si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Maurizio Gaudio. Il trentaquattrenne, invece, è stato assistito, fin dal processo di primo grado, dall’avvocato Accursio Piro.

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