rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
I particolari

I file con la contabilità segreta delle tangenti nella sanità: le mazzette erano "pere", "mele" e "banane"

Il retroscena dell'inchiesta "Sorella Sanità 2" che venerdì ha portato a 5 arresti. Dai documenti sequestrati spunta un fisso mensile da 12.500 euro riservato all'ex dirigente dell'Asp Fabio Damiani. Un'azienda per vincere una gara da oltre 66 milioni gli avrebbe anche pagato un extra da 9.500 euro: 2 giorni in un hotel di lusso sul Lago di Como

Pere, mele, banane. Le tangenti per gli appalti milionari nella sanità nella contabilità segreta dei corruttori diventavano letteralmente "Ortofrutta". Così era infatti denominato un file in cui venivano registrati i vari movimenti di denaro orchestrati da Salvatore Manganaro, l'imprenditore vicinissimo all'ex direttore dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani, entrambi coinvolti (e "pentiti") nell'inchiesta "Sorella Sanità". E dai documenti informatici scovati dalla guardia di finanza si scopre che per facilitare le cose - viste le somme ingenti da gestire - Manganaro avrebbe deciso di dare un fisso al suo complice "Sorella" (cioè Damiani) da ben 12.500 euro al mese. Cifra che rende la lussuosa vacanza sul Lago di Como - due giorni all'Hotel Mandarin Oriental pagati 9.517 euro - che sarebbe stata "offerta" da una delle ditte favorite in un appalto, roba di poco conto.

L'appalto dell'Asp da 17 milioni e il maresciallo del Nas "incastrato" da intercettazioni e "pentiti": ecco come si vincevano le gare

I conteggi in nero, così come i trucchi che sarebbero stati utilizzati per mascherare le tangenti, emergono dal secondo capitolo di "Sorella Sanità", l'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, che venerdì ha portato a 5 arresti. Un contributo importante è stato fornito, oltre che dagli stessi Manganaro e Damiani, da Vincenzo Li Calzi, fedele collaboratore del primo, che fu arrestato poco tempo dopo il primo troncone dell'indagine, nel 2020. E che ha deciso pure lui di parlare con i pm.

Il file "Enzo Ortofrutta", le mele, le pere e le banane

Il sostituto Brandini chiede ad un certo punto a Li Calzi: "Lei teneva anche la contabilità del nero che in contanti pagava Manganaro?" e lui risponde netto: "Sì". Tracce di questi conti sono state trovate sui dispositivi sequestrati a Li Calzi, dove i militari della guardia di finanza si sono imbattuti in un file Excel denominato "Enzo Ortofrutta", composto da quattro fogli chiamati "elenco", "dati", "mele" e "banane". Per gli inquirenti, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Clelia Maltese, "la dizione 'ortofrutta' corrisponde ad una sorta di codifica di dati di contabilità contante tenuta da Li Calzi, la cui provvista era nella disponibilità di Salvatore Manganaro". Nel file denominato "dati", poi, figurano le diciture "mele" (che per la Procura sarebbero le entrate) e "pere" (le uscite).

Il documento "solo info status cash x sore"

Ma c'è un altro documento informatico, denominato "Sore General" ("sore" sta per "sorella", cioè Damiani), che dà una piccola idea del giro vorticoso di mazzette che sarebbe stato intascato dagli indagati. All'interno, infatti c'è "la contabilità di una serie di importi, società e gare bandite nel tempo dall'Asp di Palermo e dalla Centrale unica di committenza", dice la Procura. E' composto da tre fogli chiamati rispettivamente "solo info status cash x sore", "info status cash interno" e "piano rendita".

"Mazzette per aggiudicarsi gli appalti all'Asp": ecco le accuse formalizzate a carico dei 3 agrigentini indagati

L'appalto da 17 milioni, il maresciallo del Nas e la cassata

Nel primo sono indicate somme mensili di 12.500 euro dal febbraio 2015 alla fine del 2017 con una "pausa" a settembre del 2016, ma anche l'importo "100.000". E per gli investigatori sono informazioni che riscontrano le dichiarazioni rese da Manganaro a settembre del 2020 circa la parte delle tangenti che avrebbe versato a Damiani. Sempre il pm Brandini chiede al faccendiere: "Una contabilità di quello che dava a Damiani l'ha tenuta?" e lui "No! Perché mi facilitai la vita col pagamento mensile. Siccome io non sbagliavo, ogni fine mese per me era semplice ricostruire... Gli davo una cifra tonda, 10 mila euro...". In contanti. Che sarebbero invece 12.500, proprio come indicato nel documento.

Il "piano rendita" 

Nel file "piano rendita" sono segnate le principali gare in cui "già è emersa la corruzione di Damiani e Manganaro (Siram, Global Cuc, Global Asp, Pulizie Cuc ecc.), con l'indicazione delle somme evidentemente pattuite complessivamente come tangenti". Ma sono indicate anche altre gare come "Vivisol" a cui è associato l'importo di 120 mila euro. Ed è proprio nell'ambito di questo presunto episodio corruttivo, legato all'accordo quadro per "la gestione del paziente in insufficienza respiratoria cronica in trattamento con ossigenoterapia domiciliare per le aziende del bacino occidentale della Regione Sicilia", una gara del 2016 dal valore di 66 milioni e 400 mila euro, che Damiani, come extra, avrebbe avuto la vacanza sul Lago di Como.

La gara cucita su misura

Secondo la ricostruzione dell'accusa, la gara fu bandita due volte e la seconda (lo dimostrerebbero tutta una serie di chat tra gli indagati) il bando sarebbe stato cucito su misura proprio per la "Vivisol", che attraverso il torinese Alberto Vay avrebbe fatto avere i suoi desiderata a Manganaro e quindi a Damiani, che era presidente della commissione di gara. Vay, così come il triestino Claudio Petronio, entrambi rappresentanti dell'azienda, sono stati sottoposti all'obbligo di dimora.

Il soggiorno da 9.517 euro sul Lago di Como

A pagare il soggiorno da 9.517 euro a "sorella" sarebbe stata proprio la "Vivisol". L'Hotel Oriental Mandarin ha confermato agli inquirenti la presenza di Damiani il primo e il 2 settembre del 2017. Il nome di Vay, in relazione alla lussuosa vacanza, emergeva anche in un'intercettazione del 9 maggio del 2019, in cui Manganaro era particolarmente arrabbiato per le modalità poco discrete e tracciabili con cui sarebbe avvenuto il pagamento.

"Non sia mai paga cu la carta di credito alla sorella..."

"Io partio - diceva Manganaro - me ne ivù... me ne ivu nd'a l'albergo vicino a Monza, a Lecco sul Lago di Como... cioè chisti con una leggerezza estrema m'avessero pagato... Non sia mai Dio chistu paga cu la carta di credito alla sorella (Damiani, ndr) l'albergo, io me ne ivu ddà e chiamava là o direttore... ci dissi: 'Dovete rimandare subito questa traccia indietro, le annullate, le cancellate', u mangiai a chillu Vay, gli ho detto le cose più pesanti di questa terra... 'Tu non m'a pigghiari p'u culu, tu u cunusci... Tu t'augurare sempre, mai ca non succede niente perché poi si vennu pigghianu a tia e a mia, cosa inutile', cioè oggi queste cose... ma 'sta gente, 'ste cose non se le ricorda e vanno cercando movimenti di carte...".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I file con la contabilità segreta delle tangenti nella sanità: le mazzette erano "pere", "mele" e "banane"

AgrigentoNotizie è in caricamento