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Venerdì, 29 Marzo 2024
Inchiesta "Sorella Sanità 2"

"Tangenti per aggiudicarsi gare da milioni di euro con Asp e Regione", 5 arresti: indagati 3 agrigentini

Si tratta del secondo capitolo dell’inchiesta "Sorella sanità" della guardia di finanza: una persona è finita in carcere, 4 ai domiciliari e altre 5 invece sono indagate. Coinvolti funzionari, imprenditori e professionisti. In un episodio pagata una mazzetta da 700 mila euro per una gara da oltre 12 milioni

Avrebbero pagato delle tangenti per aggiudicarsi gare pubbliche da milioni di euro per la gestione e manutenzione del sistema informativo dell’Asp, per la fornitura di apparecchiature elettromedicali o per l’affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare, coinvolgendo presidenti di commissioni, pubblici ufficiali e faccendieri. Sono dieci le persone coinvolte nell’inchiesta della guardia di finanza che questa mattina ha eseguito un’ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per uno degli indagati e i domiciliari per altre quattro persone. Fra questi avrebbe dovuto esserci anche l'agrigentino Cataldo Manganaro, 70 anni, di Canicattì che è invece indagato a piede libero. Per Cataldo Manganaro, 70 anni, nato ad Aidone (Enna), ora in pensione ma in passato funzionario dell’Asl di Agrigento, in passato sindaco di Canicattì, da settembre a novembre nel 1985 e dall’ottobre 1992 al dicembre 1993, il gip Clelia Maltese aveva inizialmente disposto gli arresti domiciliari. In un secondo momento, però, si è accorta che una delle contestazioni sarebbe prescritta e ha deciso di revocare la misura.

Per gli altri 5 invece è stato disposto l'obbligo di dimore e di presentazione alla polizia giudiziaria. Con lo stesso provvedimento il giudice ha disposto il sequestro preventivo di una somma pari a 700 mila euro.

Si tratta del secondo capitolo dell’inchiesta "Sorella sanità" che, a maggio del 2020, aveva portato all’arresto di tredici persone, compresi due importanti manager pubblici, già condannati in primo grado con il rito abbreviato. I reati ipotizzati dalla guardia di finanza nel corso dell’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica, sono quelli di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Secondo quanto ricostruito dagli specialisti del Nucleo di Polizia economico-finanziaria - Gruppo tutela spesa pubblica, una società - che poi avrebbe vinto - avrebbe pagato una tangente da 700 mila euro al presidente di una commissione e a un suo faccendiere per aggiudicarsi una gara da 12,4 milioni bandita dall’Asp 6 per la realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo dell’Asp 6 di Palermo.

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In un’altra circostanza sarebbe stata pagata una tangente in relazione a due gare per la fornitura di apparecchiature elettromedicali, gestite rispettivamente dalla Regione Siciliana e dall’Asp di Palermo, per un totale di 220 milioni di euro. "In tale contesto, con il coinvolgimento di un consulente legale, sarebbero stati predisposti dalla società aggiudicataria contratti meramente formali di manutenzione di apparecchiature, con l’unica finalità - spiegano dalla guardia di finanza - di giustificare, grazie all’utilizzo di fatture false, il passaggio di somme di denaro che, tramite un’impresa compiacente, sarebbero poi giunte ai presunti soggetti corrotti".

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I finanzieri hanno indagato anche su un’ipotesi di turbativa per una gara da 227,6 milioni di euro in relazione all’affidamento dei servizi di pulizia in ambito sanitario, nel cui contesto sarebbero emerse le responsabilità di un pubblico ufficiale dell’Asp di Enna, in qualità di consulente della Regione Siciliana. Durante l’attività i militari del Comando provinciale avrebbero accertato il coinvolgimento del presidente della commissione di una gara per l’affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare relativo alle aziende del bacino occidentale della regione Sicilia, del valore di 66,4 milioni di euro, che "avrebbe rivelato informazioni riservate - si legge in una nota - ai dirigenti della società aggiudicatrice dell’appalto, in cambio della promessa di una tangente pari all’1% dell’importo di gara, nonché di soggiorni in hotel di lusso".

appunti sequestrati sorella sanita 2-2-2

I nomi delle persone coinvolte nell'inchiesta

Sono venti gli indagati e quattro le società finite nel mirino della guardia di finanza nell'ambito di "Sorella sanità 2", l'inchiesta coordinata dalla Procura su un presunto giro di mazzette per l'aggiudicazione di appalti milionari e gare bandite da Asp e Regioine. Il gip ha disposto il dieci misure cautelari e il sequestro di somme per circa 700 mila euro. Ecco chi sono le persone coinvolte:

Carcere

Giovanni Luca Vancheri, 53 anni, nato a Catania. Per lui anche la sospensione dall’esercizio di pubblico ufficiale o servizio per la durata di un anno.

Domiciliari

Stefano Mingardi (sospensione esercizio avvocato, commercialista e revisore contabile per un anno), 57 anni, nato a Milano;
Loreto Li Pomi (sospensione esercizio pubblico ufficio o servizi per un anno), 59 anni, nato a Cerda;
Giuseppe Bonanno, 44 anni, nato a Caltanissetta;
Christian Catalano, 40 anni, nato a Palermo.

Obbligo di dimora e obbligo presentazione alla polizia giudiziaria

Luigi Giannazzo, 56 anni, nato a Catania;
Giuseppe Gallina, 54 anni, nato a Carini,
Alberto Vay, 49 anni, nato a Torino;
Claudio Petronio, 67 anni, nato a Trieste;
Massimiliano D’Aleo, 47 anni, nato a Palermo.

Con lo stesso provvedimento il gip Clelia Maltese ha disposto il sequestro della somma di 700 mila euro nei confronti di Fabio Damiani, dell'agrigentino Salvatore Manganaro, 46 anni, (figlio di Cataldo), Luigi Giannazzo e della Dedalus spa; il sequestro della somma di 7 mila euro nei confronti di Fabio Damiani, Salvatore Manganaro, Alberto Vay, Claudio Petronio e Vivisol srl. A quest’ultima società, insieme all’Althea spa, è stato imposto il divieto di contrarre con le pubbliche amministrazioni per un anno. 

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