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Giovedì, 25 Aprile 2024
Inchiesta "Sorella Sanità 2"

"Mazzette per aggiudicarsi gli appalti all'Asp": ecco le accuse formalizzate a carico dei 3 agrigentini indagati

Iscritti nel registro degli indagati, ma non raggiunti da misure cautelari, sono anche gli agrigentini: Cataldo Manganaro, 70 anni, ex sindaco per due volte di Canicattì; il figlio Salvatore di 46 anni e l'avvocato Calogero Mattina, 66 anni, di Racalmuto

La fornitura dei vettori energetici e per la gestione, conduzione e manutenzione degli impianti tecnologici destinati al servizio delle articolazioni centrali e territoriali dell’Asp 6 di Palermo, dal valore complessivo di 126.490.000 euro, per la durata di 9 anni nove. E' per questa gara d'appalto, ma non è la sola, che la Procura della Repubblica di Palermo ha indagato - accusandolo d'aver incassato soldi per "manovrare" l'aggiudicazione - Cataldo Manganaro, 70 anni, di Canicattì. Per Manganaro - che fu sindaco Dc dal settembre al novembre del 1985 prima e dall'ottobre del 1992 al settembre del 1993 - il gip Clelia Maltese aveva inizialmente disposto gli arresti domiciliari. In un secondo momento, però, si è accorta che una delle contestazioni sarebbe prescritta e ha deciso di revocare la misura. Indagati, e sempre non raggiunti da misure cautelari, anche il figlio Salvatore di 46 anni e l'avvocato Calogero Mattina, 66 anni, di Racalmuto. 

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Le accuse della Procura

Cataldo Manganaro è accusato di aver "ricevuto somme di denaro, in concorso morale e materiale con Fabio Damiani (direttore del dipartimento Gestione risorse economico/finanziarie, provveditorato e tecnico dell’azienda sanitaria provinciale 6 di Palermo), e quantomeno con il figlio Salvatore Manganaro (per i quali si procede nell’ambito di un altro procedimento penale della Procura di Palermo) da Crescenzo De Stasio (direttore unità di business Centro Sud di Siram Spa) e Angelo Montisanti (responsabile d’area di Siram e amministratore delegato di Sei Energia Scarl) - per i quali pure si procede in un altro procedimento penale. A Salvatore Manganaro e Fabio Damiani sono stati consegnate somme di denaro ammontanti, in un una circostanza, a 100.000 euro e nel corso dell’esecuzione dell’appalto, almeno 592.444,47 euro, in cambio dell’omissione di atti di ufficio e del compimento di atti contrari ai doveri di ufficio, quantomeno da parte di Damiani". Poste in essere, quindi, secondo l'accusa, "condotte che hanno turbato il regolare svolgimento della gara di appalto, con la consapevolezza - è scritto nel capo di accusa - che tali condotte erano strumentali alla pattuizione delle indebite utilità". 

Padre e figlio, ma anche l'avvocato Calogero Mattina sono indagati anche "per avere, in concorso morale e materiale tra loro, mediante promesse, collusioni e mezzi fraudolenti, turbato la gara bandita dall’Asp di Palermo in data 5.11.2013, avente ad oggetto l’appalto “per la fornitura dei vettori energetici e per la gestione, conduzione e manutenzione degli impianti tecnologici destinati al servizio delle articolazioni centrali e territoriali dell’Asp, dal valore complessivo di 126.490.000 euro". Di fatto, secondo l'accusa, avrebbero influito sulle valutazioni delle offerte dei concorrenti in modo da determinare l’aggiudicazione dell’appalto. "Mediante accordi occulti tra di loro aventi ad oggetto l’esercizio strumentale dei poteri e della discrezionalità amministrativa e tecnica spettanti a Damiani, provveditore dell’Asp e presidente della commissione di gara, finalizzati a porre in essere ogni espediente funzionale all’aggiudicazione della gara a Siram, mediante mezzi fraudolenti e collusioni" - è scritto nel capo d'accusa dell'ordinanza di custodia cautelare - . Damiani non avrebbe escluso dalla procedura di gara del progetto di Siram, al momento dell’apertura della busta, contenente l’offerta economica priva dell’indicazione degli oneri per la sicurezza. 

Padre e figlio e Fabio Damiani sono accusati anche di aver "impedito e/o turbato la gara, bandita dall’Asp di Palermo in data
8.1.2016 e successivamente nuovamente bandita il 8.8.2016, per 'l’affidamento di un servizio di gestione del paziente in insufficienza respiratoria cronica in trattamento con ossigenoterapia domiciliare per le aziende del bacino Occidentale della regione Sicilia', in favore di Vivisol, influendo sulle valutazioni delle offerte dei concorrenti in modo da determinare l’aggiudicazione dell’appalto in gara alla menzionata impresa - è scritto nel capo d'accusa - . Anche mediante accordi occulti tra di loro aventi ad oggetto l’esercizio strumentale dei poteri e della discrezionalità amministrativa e tecnica spettanti a Damiani, provveditore dell’Asp e presidente della commissione di gara, finalizzato a porre in essere ogni espediente funzionale all’aggiudicazione della gara a Vivisol, mediante mezzi fraudolenti e collusioni, e in particolare, tra l’altro, determinando Damiani, in accordo con Salvatore e Cataldo Manganaro, a procedere a bandire nuovamente la gara già bandita, rimodulando il capitolato sulla base delle indicazioni ricevute da rappresentanti della Vivoso, tra cui Alberto Vay (indagato a piede libero), nonché resistendo Damiani a pressioni in favore di altre ditte concorrenti, per poi fare risultare la Vivisol prima aggiudicataria del servizio appaltato".

Padre e figlio e Fabio Damiani sono accusati anche di aver "ricevuto somme di denaro dai dirigenti di Vivisol ammontanti, in un una circostanza, a euro 7.000 euro e comunque, per averne Damiani, Salvatore e Cataldo Manganaro accettato la promessa (individuata in una percentuale delle somme che l’impresa aggiudicataria dell’appalto avrebbe incassato o fatturato); in cambio dell’omissione di atti di ufficio e del compimento di atti contrari ai doveri di ufficio da parte di Damiani, definitivamente asservito agli interessi della ditta Vivisol, aggiudicataria dell’appalto per l’affidamento di un servizio di gestione del paziente in insufficienza respiratoria cronica in trattamento con ossigenoterapia domiciliare per le aziende del bacino occidentale della Regione Sicilia” - del valore complessivo di euro 66.400.000,00 oltre iva, della durata anni quattro" - è scritto nel capo di accusa - .

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