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Cronaca

Edilizia e mazzette, terremoto al Comune di Palermo: arrestati anche imprenditori agrigentini

Ai domiciliari sono finiti anche due consiglieri, altrettanti funzionari del Municipio. Notificato un obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria ad un architetto

Ci sono anche due imprenditori agrigentini fra i 7 destinatari di misure cautelari, emesse dal gip del tribunale di Palermo, nell'ambito dell'inchiesta su presunte corruzioni al Comune di Palermo. Si tratta - ed entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari - di Giovanni Lupo, 77 anni, e Francesco La Corte di 47 anni originario di Ribera, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della 'Biocasa s.r.l'. (con sede in Palermo) operante nel settore edilizio.

L'inchiesta "Giano bifronte"

Un comitato d’affari che investe sul cemento e sul business dell'edilizia residenziale convenzionata, un gruppo di funzionari (nonché ex dirigenti) comunali pronti ad aggiustare carte e progetti in cambio di una fetta dei guadagni, consiglieri comunali pronti a prestare il fianco tra i lavori nelle commissioni e le sedute a Sala delle Lapidi. Terremoto al comune di Palermo: sono 7 gli arresti eseguiti questa notte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza e dai carabinieri del Reparto operativo, Nucleo Investigativo di Palermo su disposizione del gip. Le accuse sono, a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.

IL VIDEO. Arresti per corruzione al Comune di Palermo, le intercettazioni: "Ruotano da 1.000 a 2.000 voti"

Le misure cautelari disposte dal gip

Ai domiciliari i funzionari comunali Mario Li Castri (54 anni, già dirigente dell’area tecnica della Riqualificazione urbana e delle infrastrutture), Giuseppe Monteleone (59 anni, ex dirigente dello Sportello unico attività produttive), il professionista nonché architetto Fabio Seminerio (57 anni), i consiglieri comunali di maggioranza Sandro Terrani (51 anni, eletto con la lista Mov 139 e membro della commissione Bilancio) e Giovanni Lo Cascio (50 anni, eletto nella lista Democratici e Popolari nonché presidente della commissione Urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata e residenziale pubblica), gli imprenditori Giovanni Lupo (77 anni, di San Giovanni Gemini, Agrigento) e Francesco La Corte (47 anni, Ribera, Agrigento), rispettivamente amministratore di fatto e di diritto dell'impresa edile con sede a Palermo Biocasa srl. Obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria per l’architetto Agostino Minnuto (60 anni, di Alia).

Il business dell'edilizia sociale residenziale convenzionata

Al centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo tre lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune: via Maltese (nella zona di viale Strasburgo), via Messina Marine e via San Lorenzo. Trecentocinquanta unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata legate a tre progetti presentati nel 2016 dall’architetto Seminerio e da soggetti a lui riconducibili per conto di alcuni imprenditori. Un business con cifre da capogiro per cui avrebbero ritenuto necessario ungere tutti gli ingranaggi della macchina amministrativa per spremere il più possibile il territorio per “lucrare indebiti e cospicuo vantaggi economi - spiegano gli investigatori - e cospicui vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata”.

L'interesse pubblico, il Piano regolatore e le promesse

“Per derogare al Piano regolatore generale - spiegano ancora fiamme gialle e carabinieri - era necessario che il Consiglio comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative. L’istruttoria sulle proposte di deliberazione è stata curata da Li Castri, all’epoca a capo dell’Area tecnica del Comune. L'architetto in servizio per l'amministraizone pubblica da un lato si trovava in situazione di incompatibilità (essendo stato socio in affari con Seminerio, con il quale manteneva un’assidua frequentazione), ma dall’altro avrebbe comunque rilasciato parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata”. In cambio Li Castri, ricostruiscono ancora gli investigatori, avrebbe accettato la promessa formulata da La Corte e Lupo (interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori edilizi da realizzare, che a sua volta avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti dopo l’approvazione delle tre proposte di deliberazione da parte del Consiglio. Anche Monteleone, aggiungono i militari che hanno seguito le indagini, si sarebbe adoperato per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.

Per alzare i profitti basta una variante

In un'altra vicenda, secondo quanto emerso tra intercettazioni e analisi documentali, il dirigente comunale Li Castri avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della Biocasa consentendo di aumentare le unità abitative da costruire da 72 a 96. Anche in questo caso a redigere il progetto era stato l’ex socio in affari Seminerio al quale poi sarebbe stato assegnato l’incarico di direttore dei lavori. In un’altra operazione simile Monteleone, già dirigente dell’Area tecnica, avrebbe curato alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa srl per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare, sempre a Palermo, avallando varianti in aumento per consentire la realizzazione di 133 unità abitative (al posto di 96). Per ricambiare la "cortesia" Lupo e La Corte gli avrebbero promesso la consegna di 15 mila euro.

Le rivelazioni del pentito, parla Bisconti: "Li Castri, Monteleone e Seminerio"

Dei due funzionari ed ex dirigenti Li Castri e Monteleone (condannati in primo grado e in attesa del processo d’appello per la nota vicenda della lottizzazione abusiva di via Miseno, a Mondello), e dell’architetto Seminerio ha parlato Filippo Salvatore Bisconti. L’imprenditore considerato capomandamento di Misilmeri e Belmonte Mezzagno, poi diventato collaboratore di giustizia dopo l’operazione antimafia dei carabinieri Cupola 2.0, ha sottolineato le loro “numerose cointeressenze economiche che effettivamente i tre soggetti coltivavano insieme nel settore dell’edilizia”. Dichiarazioni che avrebbero avvalorato il quadro già ritenuto solido dal gip che ha disposto le misure cautelari. Alcuni di questi nomi, che si incrociano con quelli di altre società e altri imprenditori, erano comparsi anche in relazione a una vicenda di abusi edilizi nella zona di Baida. Dopo la condanna in primo grado però gli imputati hanno fatto ricorso e in appello è intervenuta la prescrizione dei reati.

I consiglieri e il calendario dei lavori d'aula

Ciò che emerge dal lavoro degli inquirenti sarebbe l’esistenza di un comitato d’affari capace di “incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati”. Laddove politica e l’amministrazione comunale avrebbero dovuto essere capaci di sviluppare gli anticorpi, qualcuno avrebbe strizzato l’occhio al malaffare permettendo la speculazione sul cemento. Cosa ne dirà il sindaco Leoluca Orlando? Sui consiglieri finiti ai domiciliari, Terrani (oggi in Italia Viva) e Lo Cascio (Pd), guardia di finanza e carabinieri precisano: “In cambio della promessa di utilità di varia natura si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione e approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al Piano regolatore. In data 7 novembre 2019 - si legge in una nota - il consiglio comunale ha comunque espresso parere contrario alle proposte costruttive”.

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