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Cronaca

Arnone in carcere per diffamazione, lettera-appello al ministro Cartabia: “Colpito perché scomodo”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

La sottoscritta, avv. Daniela Principato, difensore del detenuto Giuseppe Arnone per il reato di diffamazione a mezzo stampa, sono stata incaricata di rendere pubblica la lettera autografa del detenuto Arnone al Ministro della Giustizia M. Cartabia, per portare la medesima a conoscenza di quanto avvenuto ed in atto, cioè la reclusione in carcere di Arnone. Si specifica che l’Arnone aveva già inviato un esposto al Ministro Cartabia durante il suo periodo in regime di semilibertà.

Si riporta qua di seguito il testo integrale della lettera in questione, dettatami in data 15 maggio 2021 nella cella dei colloqui con il difensore, dal medesimo detenuto Arnone.

Gentilissimo Ministro della Giustizia,

Le invio questa lettera per renderle noto che – quale unico detenuto in carcere in Italia per diffamazione a mezzo stampa, di banale contenuto politico/ambientalista, nel carcere di Agrigento - la settimana prossima, dal 19 maggio, avvierò uno sciopero della fame, assumendo solo sostanze liquide per fare in modo che Ella, Signor Ministro, (unitamente all’opinione pubblica) sappia che alla faccia dell’ordinanza della Consulta che porta la Sua firma, in Italia si mettono in carcere i condannati per diffamazione a mezzo stampa.

Anzi, incredibile ma vero, la Corte di Cassazione il 10/02/21 mi ha confermato la condanna a nove mesi di reclusione, che sto scontando, per diffamazione a mezzo stampa, per una polemica pubblica relativa all’inquinamento del mare.

Il mio digiuno durerà il tempo necessario a ricevere l’impegno nella mia cella da parte di un parlamentare che vorrà occuparsi di come qui, una parte della magistratura calpesta la Costituzione quando vi è da colpire un personaggio molto scomodo, un parlamentare che mi dia prova di avere presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia, ove si investe il Ministro della conformità e coerenza con l’Ordinanza della Corte Costituzionale della mia situazione di condannato per diffamazione a mezzo stampa che espia la pena in una cella del carcere.

Signor Ministro, sono stato sottoposto a questa scelta che mi appare un ricatto: avrei potuto espiare la pena per la diffamazione in regime di semilibertà, dormendo a casa e continuando a lavorare come avvocato, ma a condizione di rinunciare al diritto di manifestare liberamente il mio pensiero, cioè di sottostare a pesantissime limitazioni - palesemente incostituzionali - quali, non poter scrivere lettere, non poter scrivere mail, non poter scrivere sui social, non poter scrivere articoli, non poter rilasciare interviste, non poter scrivere libri, ovvero, il divieto assoluto di manifestare pubblicamente il mio pensiero.

Purtroppo, Signor Ministro, in carcere, dopo cinque giorni, grazie alla grande disponibilità del personale - che ringrazio - ho ricevuto gli essenziali buste e francobolli, ma non la carta e quindi le scrivo questa lettera sui fogli dell’ordine di arresto, riciclandoli.

Riceverà parecchie mie comunicazioni, perché da trenta anni, per l’esattezza, da trentatré, lotto con successo contro la magistratura inquinata e soprattutto contro Cosa Nostra, per cui pochi hanno una conoscenza profonda della mala giustizia in Italia come quella che ho maturato io.

Mio figlio e la mia avvocatessa, nonché socia di studio e di battaglie per la legalità, Daniela Principato, (imputata come me in altri vari processi), le faranno pervenire anche i recentissimi verbali di pentiti di mafia (pluriassassini) che avanti alla Corte d’Appello di Palermo hanno spiegato perché Cosa Nostra vuole uccidermi e, per usare le loro parole, ricostruiscono il danno che “l’incorruttibile e inavvicinabile” avvocato Arnone ha arrecato e arreca ai capimafia.

Gentilissimo Ministro, mi scuso per la qualità della carta riciclata ma dimenticavo di rassegnarLe un elemento assai importante che La farà letteralmente rabbrividire:

la Cassazione ha scritto, nella sentenza che il 10/02/2021 n. 10825/20,  ha rigettato il mio ricorso con il quale mi appellavo all’ Ordinanza 132/2020 che Ella ha firmato, nonché alla sentenza CEDU Sallusti, UDITE, UDITE, UDITE: la pena  della reclusione per la  diffamazione a mezzo stampa non viene applicata solo ai giornalisti; se a diffamare a mezzo stampa è un politico, come nel mio caso, cioè il capo di un’associazione ambientalista come Legambiente, nonché Consigliere Comunale , la reclusione si applica pienamente.

Questa è la Cassazione, quantomeno una parte della Cassazione.

Signor Ministro, La prego di leggere l’esposto che le ho inviato in uno dei miei ultimi giorni di libertà per avere espresso “fuori continenza”, cioè violando la continenza, con toni eccessivi, il mio pensiero sul mare di Agrigento.

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