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La battaglia legale / Aragona

La morte dei fratellini alle Maccalube, Legambiente contro il Comune: "Risarcisca i danni alle vittime"

L'associazione ambientalista diffida l'ente ritenendolo "parzialmente o integralmente responsabile in caso di condanna" per l'esplosione dei vulcanelli in cui persero la vita Carmelo e Laura Mulone

Il Comune di Aragona, secondo Legambiente Sicilia, è "integralmente o parzialmente responsabile della morte dei fratellini Mulone" avvenuta il 27 settembre del 2014 in seguito all'esplosione dei vulcanelli alla riserva naturale delle Maccalube.

L'associazione ambientalista, prima ancora che si definisca il processo di appello, individua l'ente come responsabile e chiede formalmente che venga condannato in sede civile "alla refusione delle spese di un eventuale risarcimento".

Alla diffida formale dell'avvocato Federico Ferina ha replicato, per conto dell'attuale giunta comunale presieduta da Giuseppe Pendolino, il legale Alfonso Neri comunicando a Legambiente Sicilia che le richieste si ritengono "del tutto infondate".

Il procedimento penale, intanto, procede e i tempi si sono allungati dopo la deposizione del geologo Fausto Grassa dell'istituto nazionale di geofisica, già interrogato al processo di primo grado, che avrebbe, però, fatto nuovi studi sul fenomeno arrivando alla conclusione che si sarebbe trattato di un evento imprevedibile.

I giudici cercheranno di fare chiarezza attraversi una perizia per capire cosa sia successo alla riserva delle Maccalube il 27 settembre del 2014 quando morirono i fratellini Carmelo e Laura Mulone di 9 e 7 anni, travolti da un’ondata di fango mentre facevano una passeggiata insieme al padre Rosario, appuntato dei carabinieri.

In primo grado, il 30 gennaio del 2018, il giudice Giancarlo Caruso ha inflitto 6 anni di reclusione al direttore della riserva, l’architetto Domenico Fontana, e 5 anni e 3 mesi all’operatore del sito Daniele Gucciardo, entrambi esponenti di Legambiente, associazione che gestisce la riserva sulla base di un contratto con la Regione e che adesso chiede di condannare anche il Comune di Aragona nel caso in cui venisse confermata la loro responsabilità. Assoluzione, invece, “perché il fatto non costituisce reato”, per il funzionario della Regione Francesco Gendusa.

Sia la procura che la difesa hanno impugnato il verdetto e, quindi, è di nuovo tutto in discussione.

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