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Cronaca Aragona

Rissa a coltellate in discoteca, buttafuori condannato per tentato omicidio

Cinque anni di reclusione a Diego Pletto, 39 anni, che dovrà pure risarcire la presunta vittima: reato prescritto per altri due imputati accusati di avere preso parte alla scazzottata

Condanna per tentato omicidio, prescrizione per l'accusa di rissa ma non per tutti. I giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno inflitto cinque anni di reclusione al trentanovenne Diego Pletto, di Aragona, accusato di avere sferrato almeno quattro coltellate a Luigi Luparello, 31 anni, di Realmonte, coinvolto nella rissa insieme ad un terzo imputato, Alessio Bonsignore, 27 anni, anch'egli di Realmonte.

L'accusa di rissa, contestata a tutti, è stata dichiarata prescritta per i soli Luparello e Bonsignore: la contestazione della recidiva ha fatto sì che il reato fosse ancora punibile per il terzo imputato. Luparello, che ha assunto la doppia veste di imputato di rissa e parte civile in quanto vittima di tentato omicidio, sarà risarcito da Pletto: i giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno stabilito anche una provvisionale, vale a dire un anticipo subito esecutivo, di 25.000 euro. 

L'episodio al centro del processo risale al 23 febbraio del 2013. La zuffa sarebbe avvenuta davanti a un ristorante-pizzeria di Aragona che per quella serata era stato adibito abusivamente a discoteca. Pletto sarebbe stato ingaggiato dai titolari come buttafuori in nero. Prima che iniziasse la serata danzante sarebbe scoppiata una rissa - sembrerebbe - per il rifiuto dell’addetto alla sicurezza di fare entrare alcuni giovani. 

Pletto avrebbe colpito Luparello con quattro coltellate all'addome: il giovane si salvò solo dopo una serie di interventi chirurgici. Il pubblico ministero Gianluca Caputo aveva chiesto la condanna a 4 anni e 8 mesi per Pletto sollecitando la prescrizione per l'accusa di rissa nei confronti di tutti gli imputati. Subito dopo i difensori di Pletto, Luparello e Bonsignore (rispettivamente gli avvocati Giuseppe Barba, Silvio Miceli e Rosaria Sciara) hanno illustrato le loro conclusioni. 

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