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Cronaca

Tre milioni di studenti non hanno il vaccino: a scuola ancora in Dad?

In 40 Province l’incidenza supera i 50 casi per 100.000 abitanti: è iniziata la quarta ondata di Covid in Italia. Lo mette in evidenza il nuovo monitoraggio della fondazione Gimbe che delinea cosa succederà nei prossimi mesi

Degli oltre 4,5 milioni di ragazzi che hanno tra 12 e 19 anni solo poco più di 670 mila (14,7%) hanno completato il ciclo vaccinale e quasi 765 mila (16,8%) hanno ricevuto solo la prima dose. "Il 68,5%, ovvero 3.121.710 studenti risultano ancora totalmente scoperti contro il Covid-19, peraltro con differenze regionali molto rilevanti, che vanno dall'85,9% dell'Umbria al 61,4% dell'Abruzzo". A metterlo in luce è il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, che sottolinea come tale situazione possa mettere a rischio la riapertura delle scuole in presenza al 100% a settembre. Nonostante il via libera di AIFA al vaccino Moderna per la fascia 12-17 anni, la quantità di vaccini a mRNA non sarebbe sufficiente a raggiungere l'obbiettivo del 60-65% stimato dal Commissario Figliuolo e dal Ministro dell’Istruzione anche per l’esitazione vaccinale di maggiorenni e genitori dei minorenni legata alla percezione di un irrisorio rischio individuale della malattia tra i più giovani.

Senza contare che per gli studenti under 12 non è ancora disponibile alcun vaccino e tra i 1.460.922 impiegati come personale scolastico solo il 78,2% ha completato il ciclo vaccinale mentre il 15,2% (oltre 221mila tra insegnati e operatori scolatici) non ha ancora ricevuto nessuna dose.

Il tema è caldo e se ne sta parlando ampiamente in questi giorni: proprio oggi è attesa una cabina di regia del ministro dell'istruzione con i governatori e gli esperti del Comitato tecnico scientifico del ministero dell'istruzione. Si parlerà di come sarà possibile coniugare il rientro in classe degli studenti con l'esigenza di tenere sotto controllo un'epidemia tutt'altro che conclusa. Tra le ipotesi avanzate - ma assolutamente probabile - vi è il mantenimento dell'obbligo della mascherina anche tra vaccinati, mentre in caso di un caso di covid conclamato in aula potrebbe essere necessario che i ragazzi non vaccinati siano costretti alla quarantena in casa. Una ipotesi che invece non verrebbe presa in considerazione per chi è immunizzato. 

La quarta ondata in Italia

Il rientro a scuola avverrà infatti in un contesto di una pandemia tutt'altro che messa alle spalle: se i vaccini si sono infatti dimostrati un'arma essenziale per contenere le conseguenze più gravi dell'infezione da Sars-Cov-2, il nostro paese - come Germania e Spagna in Europa - sono alle prese con la quarta ondata di contagi da coronavirus determinata dalla diffusione della contagiosissima variante delta.

Il sempre attento monitoraggio della Fondazione Gimbe sui dati del ministero della Salute mette infatti in evidenza come nella settimana tra il 21 e il 27 luglio si sia registrato un incremento di nuovi casi rispetto alla settimana precedente pari al 64% (31.963 vs 19.390), così come siano aumentati i ricoveri con sintomi (+34,9%) anche in terapia intensiva (+14,5%) e purtroppo anche i decessi (+46,1%).

"Il virus circola più di quanto documentato dai nuovi casi identificati spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE-  i nuovi casi settimanali sono sottostimati dall’insufficiente attività di testing e dalla mancata ripresa del tracciamento dei contatti, reso sempre più difficile dall’aumento dei positivi. Di fatto siamo entrati nella quarta ondata". In tutte le Regioni - eccetto il Molise - si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi e in 40 Province l’incidenza supera i 50 casi per 100.000 abitanti, in tre addirittura si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti, ovvero Caltanissetta (272), Cagliari (257) e Ragusa (193).

Le conseguenze dei nuovi contagi

"Dopo i primi segnali di risalita registrati la scorsa settimana – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – si conferma un lieve incremento dei ricoveri che documentano l’impatto ospedaliero dell’aumentata circolazione virale". Complessivamente, il numero di posti letto occupati da parte di pazienti COVID in area medica è passato dai 1.088 del 16 luglio ai 1.611 del 27 luglio e quello delle terapie intensive dai 151 del 14 luglio ai 189 del 27 luglio, anche se le percentuali rimangono molto basse: a livello nazionale 3% in area medica e 2% nelle terapie intensive, con tutte le Regioni che registrano valori nettamente inferiori al 15% per l’area medica e al 10% per l’area critica.  

Quanti sono i no vax e i vaccini in frigo

Nell'ultima settimana si registra un calo del numero di somministrazioni di vaccini (528.285 inoculazioni al giorno) anche a causa del mancato uso dei vaccini a vettore virale: AstraZeneca viene impiegato quasi esclusivamente per i richiami (99,3% delle somministrazioni nell’ultima settimana) e le somministrazioni di Johnson & Johnson sono ormai meno di 4 mila al giorno a fronte di oltre 944 mila dosi “in frigo”. In un contesto in cui è scarsa la disponibilità di dosi di vaccini a mRNA rimangono fortemente penalizzate le vaccinazioni di under 60 che in molti casi restano in coda.

In Italia infatti i no-vax per quanto rumorosa sono una minoranza. La copertura vaccinale tra gli over 60 ha infatti raggiunto l’88,5% della popolazione (almeno con la prima dose) con nette differenze regionali: se la Puglia ha raggiunto il 93,6% la Sicilia si ferma a quota 80,1%. Tra gli over 80 degli oltre 4,4 milioni il 92% hanno completato il ciclo vaccinale, percentuale che scende al 84% tra i 5,9 milioni di settantenni. 

In totale sono quasi 3,2 milioni gli over 60 che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale, di cui 2,06 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose con rilevanti differenze regionali (dal 19,9% della Sicilia al 6,4% della Puglia). "Da circa 2 mesi l’incremento delle coperture in questa fascia d’età – puntualizza la Fondazione Gimbe – è quasi esclusivamente legato al completamento di cicli vaccinali, mentre rimane “congelato” il numero di over 60 che ricevono la prima dose, segno di una persistente esitazione vaccinale proprio dei soggetti più esposti a rischio di malattia grave".  

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