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Cronaca Cianciana

Cianciana ricorda Alessio Di Giovanni, Arfeli dona un dipinto alla comunità

Tra gli eventi programmati, non poteva mancare un ulteriore omaggio all'artista che, meglio di altri, seppe nelle sue opere raccontare il territorio e la popolazione ciancianese di fine Ottocento e inizio Novecento, tra latifondo e zolfare

Nel settantesimo anniversario della scomparsa di Alessio Di Giovanni, la comunità ciancianese ha ricordato il grande poeta e drammaturgo con diversi eventi. Non è mancato un ulteriore omaggio all'artista che, meglio di altri, seppe nelle sue opere raccontare il territorio e la popolazione ciancianese di fine Ottocento e inizio Novecento, tra latifondo e zolfare. Un autore che, come ricorda Eugenio Giannone,l'illustre critico Luigi Russo definì “il più grande cantore degli umili d’Italia dopo il Manzoni”, considerando anche il fatto che Federico Mistral, francese, nel 1904 premio Nobel per la Letteratura, apprese il siciliano per leggerlo in versione originale, come ha fatto più recentemente il professor Taju Ambu dell’Università di Tokio.

A fargli omaggio è, quindi, un'opera del pittore Pietro Arfeli che è stata ottimamente descritta dal professore Giannone, uno dei massimi esperti non solo di storia locale ma anche del grande concittadino Di Giovanni: "Un vero capolavoro, dai colori stupendi, dalla sapiente e intrigante distribuzione delle figure, dalla riposante visione d’insieme; un grande affresco artistico, storico, fotografico, sociologico, economico, dalle forti vibrazioni, dal tono intenso e vibrante di un artista, Pietro Arfeli, che ringraziamo per questo splendido dono, alle cui performances dovremmo essere abituati ma che non finisce mai di stupirci - ha detto -. I dettagli del quadro di Pietro rappresentano tanto il lavoro in miniera quanto il ciclo del grano, dall’aratura alla mietitura, e la raccolta di altri prodotti. Nella parte alta del quadro il panorama di Cianciana, alla cui destra è ben visibile il Convento dei Frati minori riformati nel quale ambientò il romano in lingua siciliana “Lu saracinu”. Al centro e sulla sinistra ben nitidi il Calvario e la Matrice.

eugenio giannone e pietro arfeli-2

Comunque, bello, come si dice oggi, lo skyline della nostra città, invidiata per la sua vivacità culturale e per l’innato senso dell’accoglienza dei suoi abitanti. Una città che negli anni ha visto assottigliare il numero dei suoi abitanti per la chiusura delle miniere e per un’agricoltura negletta o scarsamente suffragata o produttiva. Le amministrazioni che si sono susseguite alla guida della città hanno saputo curarla. Ma forse tutt’insieme avremmo potuto fare di più, soprattutto a livello di infrastrutture che avrebbero potuto favorirne lo sviluppo, come quello del turismo relazionale odierno. Verranno sicuramente tempi migliori, con il concorso di tutti".

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