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Allerta meteo, è sempre un caos: tutto è sulle spalle dei sindaci

Ad ogni bollettino diramato dalla Protezione civile scatta il balletto delle chiusure: eppure fu l'ente regionale a chiarire che tutto è a discrezione dei primi cittadini

L'iter è praticamente sempre lo stesso: arriva il bollettino della Protezione civile regionale, magari con un'allerta gialla o arancione e l'indicazione delle condizioni meteo "avverse" e i sindaci della provincia iniziano a confrontarsi in una chat chiusa di Whatsapp: "Voi che fate? Chiudete? Avete visto le previsioni?".

Fiumi di messaggi, di "secondo me" per arrivare a decisioni che non sono nemmeno sempre lineari: c'è chi chiude le scuole, chi sospende solo l'attività didattica, oppure semplicemente non fa nulla, pensando (sperando) che il maltempo non sarà poi così violento.

Si tratta però, appunto, solo di auspici che non hanno oggettivi fondamenti nella realtà fattuale delle cose, essendo che i Comuni non hanno né strumenti né competenze in tema di meteorologia.  Così se il maltempo ha al momento mollato la sua presa sulla provincia, lo scenario si riproporrà sempre identico a sé nelle prossime settimane, quando - volenti o nolenti - arriverà l'inverno e con esso piogge e temporali, con correlato fiume di polemiche

Che tutto sia però sulle spalle dei sindaci l'ha chiarito persino la Protezione civile regionale. Era il 2019 quando l'allora direttore regionale Foti scrisse una lunga e chiarissima lettera a tutti i comuni dell'Isola, spiegando che la decisione di chiudere le scuole era appunto unicamente dei primi cittadini anche nel caso di allerta rossa.

 “Non sussiste il diretto rapporto tra l’emanazione dell’avviso di Protezione civile con allerta rossa e la conseguente chiusura delle attività didattiche”, scriveva, perché non solo gli avvisi “hanno pur sempre un valore di previsione e non di certezza di accadimento”, ma soprattutto perché tutto va contestualizzato al territorio. Se una scuola si trova in una zona a rischio, insomma, si può ipotizzare la chiusura. Altrimenti è solo una scelta dei primi cittadini. “Penso siamo stati assolutamente chiari su come ognuno deve comportarsi in situazioni simili – commentava Foti – e che nessuno deve trovare una scusa per chiudere le scuole in caso di allerta rosso”.

La scelta quindi è dei sindaci che debbono valutare in base alla fragilità del loro territorio, delle situazioni specifiche e dei potenziali rischi a cui la popolazione sarebbe sottoposta in caso di piogge molto (o troppo) abbondanti.

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