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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus: criticità e inefficienze, raccolte testimonianze di medici e infermieri

Il deputato del Movimento Cinque Stelle ha realizzato un report - che è stato inviato al ministero, alla Regione e all'Asp - sulle segnalazioni di coloro che prestano servizio nelle strutture ospedaliere dell'Agrigentino

In tre giorni ha raccolto 18 testimonianze. Voci che descrivono "le criticità e le inefficienze del sistema sanitario provinciale e della programmazione locale - ha spiegato il deputato agrigentino del Movimento Cinque Stelle Michele Sodano - delle stategie anti-Covid". Segnalazioni che sono arrivate, via mail, al parlamentare da operatori sanitari, medici ed infermieri che prestano servizio nelle strutture ospedaliere dell'Agrigentino. Sodano ha realizzato dunque un vero e proprio report che è stato indirizzato all'assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, al ministro Roberto Speranza e al commissario straordinario dell'Asp Mario Zappia, oltre che al direttore sanitario dell'Asp Gaetano Mancuso e ai direttori dei presidi ospedalieri di Agrigento e Ribera: Antonello Seminerio e Salvatore Cascio  

"Attraverso questo dettagliato report si sollecita la risoluzione immediata, da parte delle autorità competenti, delle problematiche emerse, criticità che stanno mettendo a rischio le vite dei nostri cittadini, - scrive il deputato Sodano - siano essi pazienti o operatori: strutture inadeguate, personale insufficiente, carenza dei dispositivi di protezione individuale e continua esposizione a rischio di contagio, ritardo nella consegna degli esiti dei tamponi molecolari, carenza di posti letto nelle terapie intensive e subintensive".

Sono riportate in grassetto-corsivo le testimonianze dirette degli operatori. In corsivo, invece, le parole del deputato Michele Sodano. 

Ospedale San Giovanni di Dio

 • “Se non si interviene subito, da qui all’8 Dicembre, la metà degli operatori sanitari saranno infetti…”

1. Disattesi i protocolli nazionali sulla definizione dei percorsi di transito dei pazienti covid e non covid: dalle segnalazioni pervenute emerge che i casi di sospetto covid, provenienti da alcuni reparti, tra cui ad es. quello di lungodegenza, per poter fare un esame TC toracico di controllo, devono attraversare due corridoi in cui transitano anche pazienti non covid la cui presenza in ospedale è legata alla necessità di effettuare terapie riabilitative o per eseguire indagini diagnostiche quali Tac, RX, Mammografie, visite pediatriche ecc.; Gli operatori denunciano che se il San Giovanni di Dio deve continuare a trattare pazienti covid e non covid, è necessaria, in via urgente, l’applicazione di protocolli chiari e sicuri da divulgare all’interno dei singoli reparti, onde evitare nuovi contagi.

“…Chiediamo di individuare un’ equipe di esperti che verifichi i percorsi, le aree c.d. filtro adibite alla svestizione/vestizione, che fissi un’adeguata segnaletica che indichi l’avvicinarsi di una zona infetta, poiché in questo preciso istante un operatore sanitario, un degente, un visitatore potrebbero ritrovarsi involontariamente a transitare in una zona ad elevato rischio contagio poiché i percorsi individuati dalla Direzione sanitaria favoriscono la commistione di pazienti positivi e negativi…”

2. Assenza di un’adeguata segnaletica per l’individuazione delle zone ad elevato rischio di contagio: il personale sanitario per recarsi dai pazienti non-covid attraversa i corridoi del primo piano che conducono alla scala D e alla scala A. Qui spesso transitano anche i pazienti covid e ad oggi non vi sono le adeguate precauzioni per evitare il contagio. Ciò ha già di fatto causato numerosi positivi al Covid tra il personale dell’Ospedale San Giovanni di Dio.

“Mancano i protocolli da seguire (ognuno agisce secondo la sua idea e non in base a protocolli definiti)…” 

3. Sono stati denunciati fortissimi ritardi nella consegna dei risultati dei tamponi: fino a 8 giorni per la consegna degli esiti dei tamponi molecolari (lavorati all’esterno del presidio ospedalier ), solitamente pronti in non più di 48 ore, ritardi inammissibili causati dalla mancanza di personale. I disagi causati da questa problematica sono immensi.

4. Dalle segnalazioni pervenute emerge che i pazienti provenienti dal reparto di medicina Covid non possono eseguire la tac perché spesso mancano le bombole di ossigeno, indispensabili per il trasporto del paziente.

5. La sanificazione del presidio ospedaliero è carente o discontinua: da quanto segnalato emerge che il paziente covid solitamente è accompagnato da due operatori sanitari e da un’altra persona, posta dietro la barella, addetta alla sanificazione dell’intero percorso dopo il suo passaggio. Talvolta, il sanificatore manca perché per ogni turno è presente solo un operatore addetto alla sanificazione.

6. La cooperativa incaricata dello svolgimento delle attività di sanificazione degli ambienti medici non garantisce la presenza di più di due operatori. Sarebbe opportuno non limitarsi a due soli operatori per la sanificazione di un’intera struttura ospedaliera, al contrario, dovrebbe essere garantita una costante disinfezione dei reparti e delle aree mediche con un maggior numero di personale qualificato.

7. Filtro: la zona adibita alle attività di vestizione e svestizione del personale sanitario, c. d. zona FILTRO, è collocata proprio all’interno della c.d. area rossa in cui si ricevono pazienti positivi o sospetti positivi che devono eseguire esame TC. La promiscuità delle suddette aree non garantisce la sicurezza del personale sanitario né limita il rischio di nuovi contagi.

8. In particolare all’interno del reparto di radiologia i tecnici eseguono diverse TC polmonari al giorno stazionando per turni interi in area covid. Emerge dalle segnalazioni che l’area di vestizione/svestizione per accedere alla tac covid è praticamente inesistente o per nulla igienizzata: non c’è un vero e proprio filtro, non c’è uno specchio per “spogliarsi” in sicurezza, nè un braccio pensile per riempire i box dei rifiuti speciali.

9. Gli operatori sanitari denunciano che il reperimento dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) è sempre più difficile, così come il reperimento dei calzari per accedere all’area Covid.

“… Noi andiamo avanti con mascherine comprate su Amazon e tute acquistate con soldi propri presso rivenditori per l’agricoltura…”

10. All’interno del reparto di ostetricia, molte giovani infermiere, assunte con contratto a tempo determinato, si prestano anche a turni di reperibilità e/o doppi turni presso il reparto covid. Sono viceversa escluse tutte le ostetriche a tempo indeterminato.

“… Ci troviamo a lavorare con persone che non hanno esperienza, del tutto impreparate…”

11. L’incremento del numero di posti letto, promesso nei mesi scorsi dall’ASP, si sta verificando gradualmente con il passaggio da soli 6 a 14 posti letto per il reparto di terapia intensiva covid e da 28 ad 80 posti letto per i pazienti covid c.d. paucisintomatici.

12. In questa struttura non è presente una Unità Operativa Complessa (UOC) di malattie infettive e, da quanto emerge dalle segnalazioni, non tutto il personale addetto ai pazienti Covid positivi risulta adeguatamente formato.

13. Le autoambulanze del pronto soccorso sono poche, mal equipaggiate, usurate dal continuo utilizzo e costrette a fermarsi lungo il percorso (Segnalazione già oggetto di interrogazione Parlamentare al Ministro Speranza).

14. Gli operatori hanno denunciato che i locali del pronto soccorso inadeguati: una piccola tenda dotata di 6 sedie funge da spogliatoio e un minuscolo lavabo adibito alla sanificazione personale degli operatori. A parer dei denuncianti ciò non può assicurare gli standard richiesti per lavorare in sicurezza.

15.Il ritiro di alcuni piani terapeutici dei cittadini di Agrigento può essere effettuato solo presso la farmacia dell’ospedale e ciò li espone a gravi rischi di contagio. Si suggerisce ricerca di soluzione alternativa.

“Ho delle terapie con piano medico da ritirare presso la farmacia dell'ospedale, e devo per forza andare in loco per il rito. Basterebbe per Agrigento organizzarsi su varie farmacie per quartiere così ogni persona porta il proprio piano terapeutico e loro inviano tutto all farmacia del nosocomio, e poi come qualsiasi farmaco viene recapitato nella farmacia designata. Spero possiate trovare una soluzione, perché sinceramente andare li in ospedale col rischio di portare a casa il virus, molti stiamo evitando di seguire la terapia.”

16.Il dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute non ha ancora completato la procedura di autorizzazione per la raccolta del plasma iperimmune.

Altre testimonianze:

“… Sono un operatore sanitario, in servizio di volontariato presso il reparto di rianimazione e di anestesia di Agrigento, voglio denunciare l’assunzione di operatori Oss presso i reparti covid i quali hanno dichiarato il falso durante la compilazione del modulo di partecipazione alla graduatoria covid ASP AG nel mese di marzo…”

• “… La situazione all'ospedale San Giovanni di Dio è diventata ingestibile. Non sarebbe più saggio, come era stato proposto precedentemente, allestire a Ribera un ospedale interamente covid? Il risultato invece è questo: a Ribera si rischia la chiusura mentre il San Giovanni di Dio è nel caos più totale, diviso tra reparti covid e reparti ‘normali’. Tutta questa miscellanea non fa che mettere a rischio pazienti e personale sanitario. Non va affatto bene così! Infermieri e medici sono costretti a fare turni prolungati e stancanti, dividendosi tra i pazienti dei propri reparti e le emergenze covid. Tutto questo è psicologicamente difficile da sopportare! Manca il personale. Per di più le condizioni della medicina covid sono vergognose. Sono tutti esposti a continui rischi. È in gioco la salute di troppe persone…”

Ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera 

1. La struttura riberese era stata individuata come Covid Hospital i cui lavori avrebbero dovuto concludersi entro la fine del mese di ottobre; successivamente, è stata disposta una proroga del termine per la fine del mese di novembre. Nei primi mesi della pandemia, nonostante l’apertura di un reparto di terapia intensiva e subintensiva covid, e di un reparto di malattie infettive, era stato garantito e potenziato il corretto funzionamento di tutti i reparti. Invero, di recente, si apprende la notizia della chiusura del pronto soccorso e dell’imminente smantellamento del reparto di chirurgia, in favore della creazione di soli posti covid. La non operatività del Covid Hospital di Ribera costituisce la più grande opportunità mancata per una strategia in Provincia di Agrigento efficace di contrasto al Corona Virus e di salvaguardia generale della salute pubblica.

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