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Cronaca

"Le denunce e le collaborazioni ancora mancano, la paura è soltanto un alibi"

A pochi giorni dal suo trasferimento a Messina, parla il questore Mario Finocchiaro. "Il momento più difficile è stato il dover vedere 366 morti a Lampedusa. E' stata una prova umana e professionale"

"Nonostante gli sforzi non siamo riusciti a far radicare l'associazionismo antiracket. Le collaborazioni ancora stentano. E la paura è soltanto un alibi. Credo sia piuttosto un fatto culturale". Lo ha detto il questore di Agrigento Mario Finocchiaro. Ed è l'unico rammarico che ha a poche ore dal suo trasferimento alla Questura di Messina. 

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"Parlare di paura poteva avere prima, in passato, un fondamento. Adesso, molto meno perché lo Stato ha dimostrato di saper combattere le organizzazioni criminali e di sapere aiutare chi si espone. Penso sia, piuttosto, un fatto culturale, - ha spiegato - una diffidenza nei confronti dello Stato. C'è la speranza però che la coscienza civile possa risvegliarsi davvero. Sono stato in tante scuole, dalle elementari alle superiori, e sono proprio i comportamenti e gli atteggiamenti dei giovanissimi il motivo di speranza, purché non vengano fagocitati da certi meccanismi".

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Fra i momenti più difficili della sua permanenza ad Agrigento, il questore Finocchiaro ha ricordato "i 366 morti di Lampedusa. E' stata una prova umana vedere certe scene ed una prova molto impegnativa, ma anche formativa, dal punto di vista professionale". 

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