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Cronaca

Consiglio comunale e "gettonopoli", Di Rosa alla Procura: "Sia fatta chiarezza"

L'ex vice presidente: "A distanza di oltre 18 mesi dalla marcia, nessuno dei consiglieri allora in carica risulta oggi essere stato indagato"

"Vi chiedo una parola chiara e pubblica rispetto alla totale assenza di addebiti rivolti agli ex consiglieri comunali. Un atto, da parte vostra, che, senza dubbio, servirà a pacificare la città, ad eliminare quelle sacche di resistenza di coloro che, ancora oggi, punto il dito contro di noi, additandoci con l'infame appellativo di "gettonisti"". E' una lettera aperta - un vero e proprio appello - quella che Giuseppe Di Rosa, ex vice presidente del consiglio comunale di Agrigento ed ex candidato a sindaco alle ultime amministrative, ha inoltrato alla Procura della Repubblica e alla Guardia di finanza.

Di Rosa, di fatto, chiede chiarezza. Era il 9 febbraio del 2015 quando il Consiglio di Agrigento decadeva. Nel dicembre del 2014, la Procura aveva aperto un'inchiesta sulle 1.133 commissioni consiliari svolte nel 2014, con una spesa di 285 mila euro circa. Sempre all'inizio di febbraio, la Guardia di finanza, con un blitz al Comune, acquisiva gli atti sulle presenze ed i fogli di pagamento dei consiglieri comunali impegnati nelle commissioni. Quella che venne definita la "gettonopoli" agrigentina - un "caso" sollevato da Marcello La Scala componente del meetup Cinque Stelle - allora finì alla ribalta nazionale grazie a trasmissioni televisive come "Ballarò" e "L'Arena".

Scoppiato il polverone - tant'è che oltre duemila agrigentini scesero in strada e con una marcia conclusasi davanti al Municipio hanno denunciato la "mala politica" - il 9 febbraio il Consiglio decadde a causa di una raffica di dimissioni.

"Tutti a gridare "ladri" contro di noi consiglieri comunali, - Giuseppe Di Rosa ricorda la marcia - accusati ieri, ed ancora oggi, di avere "rubato", di avere "intrallazzato" e di aver ottenuto illegittimamente le somme riconosciuteci come gettone di presenza. A distanza di oltre 18 mesi da quel giorno - prosegue Di Rosa nella sua lettera aperta indirizzata alla Procura e alle Fiamme gialle - nessuno dei consiglieri risulta oggi indagato. Sotto la lente della magistratura è quella gestione opaca del bene pubblico che, io per primo, ho provveduto a denunciare. Vi chiedodi vagliare - prosegue la lettera - quanto sta avvenendo in città e, come padre e come cittadino, vi chiedo una parola chiara e pubblica rispetto alla totale assenza di addebiti rivolti agli ex consiglieri comunali. Abbiamo già pagato troppo, come uomini e come politici, - conclude Di Rosa - per una grande bolla di sapone mediatica che, stando ad oggi, nessun riscontro ha trovato nelle sedi investigative". 

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