Scardinavano porte e casseforti in 20 minuti e la refurtiva finiva in via Esseneto: i dettagli dell'inchiesta
I cinque "professionisti" del furto - ognuno con un compito preciso - parlavano poco e niente al cellulare e quando lo facevano usavano termini in codice. La refurtiva veniva commercializzata anche su canali online e finiva pure in Romania
Con grosse mazze ferrate scardinavano porte blindate o finestre, smuravano casseforti e portavano via tutto quello che di prezioso o di interessante rinvenivano nelle abitazioni. Furti che non duravano più di 20 minuti. E' una banda di professionisti quella che è stata portata in cella - 5 i rom sottoposti a fermo di indiziato di delitto -, una banda di che agiva con violenza e scaltrezza. Talvolta - ha evidenziato il tenente Alberto Giordano, a capo del Norm della compagnia di Agrigento -, i delinquenti chiudevano con il fil di ferro i cancelli delle abitazioni, per far perdere tempo ai proprietari nel momento del rientro e per garantirsi dunque la possiibilità di fuga. E di questo si occupava il "palo".
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La base logistica della banda era in via Esseneto, in alcuni magazzini dove veniva occultata la merce per un tempo abbastanza ampio. "La merce non rientrava subito in commercio, quello che si poteva vendere banalmente, quindi merce senza matricole o oggetti in oro non riconoscibile, veniva venduto al mercato settimanale. Parliamo di borse, occhiali. Tutto quello che aveva una registrazione, parliamo di rolex, di preziosi con caratteristiche particolari e pc veniva tenuto all'interno dei magazzini per un periodo di quattro, cinque, sei mesi - ha evidenziato il comandante provinciale dei carabinieri: il colonnello Vittorio Stingo - . Passato questo tempo, se possibile, la merce veniva commercializzata in Italia, altrimenti partiva per l'estero. La refurtiva veniva commercializzata, principalmente in Romania, anche su canali online". Per quanto riguarda le armi finivano per la maggior parte all'estero. "Le nostre consorterie criminali hanno ben altri canali di approvvigionamento, un po' più professionali e non occasionali - ha spiegato il comandante della compagnia di Agrigento: il capitano Marco La Rovere - . I fucili da caccia possono essere appetibili in un mercato parallelo in Romania".
L'inchiesta non è stata semplice. La banda parlava poco e niente al cellulare e quando lo faceva utilizzava parole in codice, oltre ad una lingua (un dialetto per la precisione) che ha richiesto l'intervento di interpreti di varie ambasciate, di consolati e polizie internazionali. "E' stata un'attività svolta con metodi preistorici, cioè con pedinamenti che molto spesso si 'bruciavano' e quindi toccava rifarli - ha spiegato il colonnello Stingo - . Utilizzavano una scheda Sim a settimana, parliamo di professionisti".
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