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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Tv, teatro e poi il trionfo con Salvo Montalbano: Camilleri da un successo all'altro

Lo scrittore sul Commissario Montalbano: "Ho scritto la fine dieci anni fa... ho trovato la soluzione che mi piaceva e l'ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l'Alzheimer. Ecco, temendo l'Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale"

Prima di stare male e di finire in ospedale, Camilleri preparava il debutto alle antiche Terme di Caracalla, con lo spettacolo Autodifesa di Caino. Ma c'è un personaggio - il commissario Salvo Montalbano - che ha accompagnato lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri negli ultimi 25 anni di vita. 

Del "commissario Montalbano", decine di milioni di copie vendute, traduzioni in 40 Paesi, lettori fedelissimi fin dall'anno del debutto, con la solita ironia Camilleri era solito dire: "Non lo amo. Non sono un ingrato, mi ha dato fama e denaro, ma se fosse meno ricattatore sarei più contento. Non è facile mantenere la vena creativa senza ripetersi". L'uso del particolare linguaggio commisto di italiano e siciliano presente in varie opere di Camilleri è già parte della storia recente della letteratura italiana. L'Italia perde un grande scrittore e un attento osservatore dell'attualità.

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Resterà nel cuore dei milioni di lettori per il commissario di Vigata, ma Andrea Aamilleri è stato molto, molto di più. Ha attraversato diverse forme di narrazione con successo per oltre 60 anni: dalla sceneggiatura alla regia televisiva e treatrale, dalla saggistica alla narrativa. Dopo una lunga carriera come regista teatrale, televisivo e radiofonico, nel 1978 esordisce infatti nella narrativa.

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Venticinque anni fa crea la fortunata serie del commissario Montalbano, protagonista di molti romanzi e di una fiction tv di enorme successo. Di recente, intervistato in un programma radiofonico, aveva parlato del nuovo romanzo 'Il cuoco dell'Alcyon' (Sellerio) appena dato alle stampe, del lavoro sul prossimo giallo di Montalbano (che sarebbe stato il trentunesimo) e della serata che avrebbe visto protagonista il 15 luglio, alle Terme di Caracalla, con 'L'autodifesa di Caino'. Ma lo scrittore aveva parlato a lungo anche di un certo disgusto per la politica, criticando un po' tutti, dal governo gialloverde alla sinistra. In particolare però una frase dura su Matteo Salvini ("Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito") aveva provocato la reazione del vicepremier: "Camilleri dice che 'Salvini che impugna il rosario mi fa vomitare', gli dico: 'Camilleri, scrivi che ti passa'. Non pensavo che il rosario, o parlare di padre Pio, potesse far vomitare" -.

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Andrea Camilleri era sposato, tre figlie, quattro nipoti e una bisnipote. Aveva frequentato il liceo classico Empedocle di Agrigento ma come raccontava lui stesso non aveva mai sostenuto l'esame di maturità perchè nel maggio 1943, a causa dell'imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate, si decise che sarebbe valso il solo scrutinio. Sin dal 1949 Camilleri ha lavorato alla Rai come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore; in queste vesti ha legato il suo nome ad alcune fra le più note produzioni poliziesche della TV italiana, come i telefilm del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, e a diverse messe in scena di opere teatrali, con un occhio di riguardo a Pirandello.

Nel tempo aveva affiancato a questa attività quella di scrittore. Nel 1978, dopo una decina d'anni di inutili ricerche di una casa editrice disposta a dargli credito, esordisce nella narrativa con 'Il corso delle cose' (Lalli), pubblicato gratis da un editore che realizza anche libri a pagamento, con l'impegno di citare l'editore stesso nei titoli dello sceneggiato tv tratto dal libro, 'La mano sugli occhi'; il libro però non viene notato praticamente da nessuno. Nel 1980 esce da Garzanti 'Un filo di fumo' (riedito poi, come il primo, da Sellerio), primo di una serie di romanzi ambientati nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell''800 e l'inizio del '900, due dei quali, 'La mossa del cavallo' e 'La stagione della caccia' sono diventati altrettante fiction per Rai1, andate in onda nel 2018 e nel marzo scorso.

E' proprio con 'La stagione della caccia', pubblicato da Sellerio nel 1992, Camilleri diventa un autore di grande successo: i suoi libri, ristampati più volte, vendono ora mediamente intorno alle 60.000 copie. Oltre alle opere ambientate nella Vigàta di un tempo, da 'Il Birraio di Preston' (1995) - il libro ai suoi tempi più venduto con quasi 70.000 copie - a 'La concessione del telefono' (1999), ci sono i gialli della Vigàta odierna del Commissario Montalbano, con l'invenzione del quale arriva il grande successo nazionalpopolare, grazie anche alla versione televisiva che approda dal 1999 su Rai1 con il volto di Luca Zingaretti, grazie alla coproduzione della Palomar di Carlo Degli Esposti con Rai Fiction. Montalbano è il protagonista di romanzi (il primo è 'La forma dell'acqua', del 1994) e racconti che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non presentano alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di più facile lettura.

Come finirà il commissario Montalbano? Il finale è già scritto

Che ne sarà di Montalbano? Il filone narrativo del Commissario Montalbano è destinato a una conclusione con una formula precisa decisa dall'autore: infatti nel 2006 Andrea Camilleri ha consegnato all'editore Sellerio l'ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte. E in proposito aveva poi dichiarato: "Ho scritto la fine dieci anni fa... ho trovato la soluzione che mi piaceva e l'ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l'Alzheimer. Ecco, temendo l'Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell'editore... È semplicemente conservato in un cassetto". Infine aveva assicurato: "Montalbano non può cadere in un burrone come Sherlock Holmes e poi ricomparire in altre forme. Montalbano non muore".

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