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Cronaca

Minaccia dirigente del Comune con un giravite e picchia dipendente, 40enne finisce in carcere

Il magistrato di sorveglianza revoca la detenzione domiciliare a Ignazio La Mendola, il video della prima aggressione era diventato virale

Minaccia di morte con un cacciavite un dirigente del Comune: i carabinieri, intervenuti dopo la segnalazione, scrivono una relazione e la inviano al magistrato di sorveglianza. In poche ore scatta la revoca della detenzione domiciliare e il quarantaduenne Ignazio La Mendola finisce in carcere.

Lo ha disposto, nell'attesa di una decisione collegiale del tribunale, il magistrato di sorveglianza Chiara Vicini. I carabinieri, questa mattina, hanno eseguito il provvedimento e hanno trasportato il pregiudicato in carcere. A pesare sulla decisione di revocargli la misura alternativa anche un'aggressione precedente, documentata in un video presto diventato virale, in cui La Mendola minacciava e aggrediva un dipendente del cimitero.

Pare che all'origine dei due episodi vi sarebbe la stessa motivazione legata a presunte inadempienze denunciate dal quarantenne su una procedura amministrativa familiare. La Mendola, che nei mesi scorsi è stato arrestato con l'accusa di avere perseguitato l'intera famiglia dell'imprenditore Gioacchino Sferrazza, da poco più di un mese si trovava in regime di detenzione domiciliare. Nella sua abitazione, secondo quanto disposto dal tribunale di sorveglianza, avrebbe dovuto scontare una pena di 5 mesi. Ieri, però, ci sarebbe stata una violazione della misura.

La Mendola, secondo la ricostruzione dell'episodio dal quale ne potrebbe scaturire un nuovo procedimento penale, sarebbe andato al Comune di Agrigento con un giravite in mano e avrebbe minacciato un dirigente di Palazzo dei Giganti. Il 21 maggio, inoltre, aveva rimediato una nuova denuncia per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento, commessi ai danni di un altro impiegato del Comune. 

"Il comportamento - sottolinea il giudice nel provvedimento di revoca della detenzione domiciliare - oltre a manifestare una assoluta incapacità di gestire il beneficio concesso, appare sintomatico di un livello di pericolosità sociale non arginabile con strumenti diversi dalla detenzione in carcere". 

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