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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Palma di Montechiaro

Acqua pubblica, fronte comune dei sindaci agrigentini: riparte la lotta

Riunitisi a Palazzo degli Scolopi a Palma hanno ieri sera sancito l'avvio di un nuovo movimento di rivendicazione del servizi idrico in forma pubblica. I 36 sindaci presenti hanno, quindi, lanciato un messaggio inequivocabile concordando di riprendere da dove si era lasciato

Si è alla fine ‘ricomposta la frattura’ in provincia nell’ambito della lotta per l’acqua pubblica: i sindaci dell'Agrigentino, riunitisi a Palazzo degli Scolopi a Palma hanno ieri sera ricompattato il fronte e deciso per l’avvio di un nuovo movimento di rivendicazione del servizi idrico in forma pubblica, dove prima c’erano due ‘fazioni’ opposte e quasi contrapposte tra chi aveva consegnato gli impianti idrici e chi ancora si rifiuta di farlo.

I 36 sindaci presenti hanno, quindi, lanciato un messaggio inequivocabile concordando di riprendere da dove si era lasciato, sia dal punto di vista normativo che di applicazione delle norme già esistenti, e con la manifesta volontà di dare vita ad un 'organismo di coordinamento', per arrivare a una delibera concomitante di tutti i comuni, hanno anche annunciato di volere allargare il movimento a tutti gli enti locali siciliani.

All'incontro di ieri c'era anche, tra gli altri, il deputato nazionale del Pd Giuseppe Lauricella. Non erano, per ovvi motivi, presenti il sindaco lampedusano e i commissari straordinari dei comuni di Agrigento, Licata e Raffadali e assenti erano anche Fabrizio Di Paola, che però ha motivato l’assenza per impegni che lo avrebbero tenuto lontano, e ovviamente i primi cittadini di Ravanusa e Canicattì che resistono al movimento per far tornare l’acqua pubblica nonostante, come nel caso di Canicattì, i Consigli si siano espressi diversamente.

La partecipazione massiccia è chiara: significa la nostra volontà di battaglia e di unione, superando quella divisione che fino a poco tempo fa vedeva come due cose distinte chi aveva consegnato gli impianti e chi no – ha detto il sindaco palmese Pasquale Amato -. La divisione, come ho avuto modo di dire nell'incontro tenutosi a Ribera, non depone a favore di nessuno: ho invitato i miei omologhi all'unità e ieri hanno chiaramente mostrato di volere agire nell'interesse delle comunità che amministriamo. Per perseguire l'obiettivo di rendere pubblica l'acqua abbiamo pensato per prima cosa di dare vita a un organismo di coordinamento che, costituito da 5 sindaci, rappresenti l'intero territorio agrigentino diviso in 5 macro-aree.

Scopo principale di questo organismo è quello di arrivare a una delibera in ciascun comune agrigentino (chi ha consegnato gli impianti delibererà la revoca della cessione delle reti e chi non l'ha ancora fatto denuncerà lo stallo della Regione in merito alla norma). Nel frattempo - ha concluso Amato - lavoreremo per allargare questa capacità di attrazione a tutti i comuni della regione, soprattutto per dare esecuzione alla proposta di legge di iniziativa popolare con la forza di centinaia di enti che hanno aderito al forum per la ripubblicizzazione dell'acqua e di oltre 40 mila firme raccolte”.

Per il sindaco bivonese e deputato del Pd all'Ars, Giovanni Panepinto si è trattato di “un incontro positivo in cui si è sostanzialmente stabilito di riprendere il lavoro fatto finora che ha portato, a presentare i disegni di legge di iniziativa popolare e un ddl a mia firma, il n.125, concordato con il forum per la acqua pubblica da cui discende la legge regionale n.2 del 2013. Legge che rinvia, peraltro, ad un'altra norma non ancora approvata che doveva ridisegnare tutto il sistema normativo ed organizzativo sull'uso delle acque in Sicilia.

Abbiamo parlato di costo dell'acqua che si aggira intorno a 1,02 euro al metro cubo per via dell'aggravio che genera una gestione privata e che deve livellarsi verso il basso per venire incontro a tutti. Si cercherà di allinearsi rispetto all'accordo tra Pd e M5s in quarta Commissione alla Regione di riportare il servizio idrico nella disponibilità dei Comuni.

Si è sanata la divaricazione tra chi ha consegnato le reti e chi no: ora - ha aggiunto Panepinto - si continua una battaglia comune perché, a differenza di ciò che si dice, la già citata legge 2 del 2013 consente agli enti locali di gestire gli impianti e riconosce la possibilità per i Comuni, in forma singola e associata, di gestire le acque. Finora Crocetta c'è, sulla vicenda dell'acqua pubblica non ha mai avuto dubbi e spero che continui così. Bisogna fare fronte comune tanto sull'acqua quanto sulla questione dei rifiuti. A giorni chiederemo un altro incontro in quarta Commissione.

I sindaci agrigentini riuniti a Palma per parlare di acqua pubblica

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