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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Servizio idrico e gestione diretta, all'orizzonte una nuova "guerra dell'acqua"

A fare ricorso contro l'obbligo di consegnare fonti e reti alla società consortile sono 8 comuni: l'associazione Titano va all'attacco

Gestione pubblica dell'acqua, i comuni che furono "ribelli" contro la Girgenti Acque tornano sulle barricate, ma stavolta contro l'ipotesi che le "loro" reti e le "loro" sorgenti possano passare all'azienda speciale consortile che pure i sindaci dell'Ati avevano creato per avere, appunto, una gestione pubblica.

Nei giorni scorsi, infatti, i comuni di Menfi, Santa Margherita Belice, Burgio, Cianciana, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Cammarata e Alessandria della Rocca hanno condiviso un incarico legale all'avvocato Girolamo Rubino per accertare se la commissaria regionale nominata alcuni mesi fa e quasi "invocata" dall'Ati per superare l'attuale empaasse, possa, ai sensi di legge, imporre loro di consegnare reti e impianti, e nel caso, impugnare
il decreto regionale che ne stabilisce tempi e modi

Il decreto, in particolare, stabilisce che "all'attuale gestione commissariale di Girgenti Acque, nonché tutti gli altri soggetti in gestione autonoma ed
in particolare, comuni, consorzi, società devono consegnare reti ed impianti, nel rispetto del quadro normativo vigente, all'azienda speciale consortile . Il presente decreto vale già come diffida in ordine al predetto adempimento che dovrà essere posto in essere e comunicato al Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti entro il 28 febbraio 2021".

Un termine ipotetico, stante che oggi, 11 gennaio 2021, l'azienda è tutt'altro che creata e anzi, di questo passo, si agirà come sempre a colpi di commissariamento per portare avanti il progetto.

Un ricorso alle vie legali, da parte dei Comuni che furono ammessi al beneficio della gestione diretta (per quanto proprio il commissario dovrebbe adesso rivedere queste procedure che, secondo la Regione, furono erroneamente svolte dai soli uffici, ma richiedevano anche un passaggio formale in Ati) che lascia perplesse associazioni come Titano. 

"Fino ad oggi è concesso a tutti il diritto di tutelare i propri interessi, veri o presunti che siano - dice una nota -. Facciamo però notare che il diritto di tutelare i propri interessi non va garantito ad essi calpestando il diritto degli altri 35 ad avere un Gestore legalmente riconosciuto e concretamente funzionante. Che costoro non abbiano i requisiti di legge per ottenere i benefici dell’art.147 è ormai palese, altrimenti li avrebbero già ottenuti da tempo. L’unico modo per ottenerli è fare gli investimenti previsti nel Piano d’Ambito, che però (qui sta il problema), riguarda e programma gli investimenti per tutti i Comuni dell’ambito. Se per gli interessi degli 8 si mette a rischio la legittimità di un intero Piano d’Ambito che, così facendo, rischia di non superare l’esame delle autorità di controllo, si cagiona un’enorme danno a tutti i 43 Comuni. 

Titano punta il dito proprio sul commissario regionale: "tutto questo - dicono - non sarebbe accaduto se avesse già sciolto definitivamente la questione del diritto alla gestione diretta, incaricando l’Arpa di effettuare i necessari e dovuti controlli sugli assetti fognari-depurativi di questi Comuni, per certificare che vengano gestiti nel rispetto delle norme vigenti, senza inquinare e senza compromettere in maniera negativa il corpo recettore, come impone la norma. I requisiti vanno posseduti al momento della nascita del nuovo soggetto gestore e non a fine 2021, o peggio a fine 2022 come stabilisce il nuovo Piano d’ambito. Come mai questi 8 comuni hanno ottenuto illegittimamente proroga di altri 2 anni per la verifica dei requisiti
necessari alla gestione autonoma? Ci aspettiamo adesso che la Regione ( tramite la commissaria ad acta) faccia rispettare e tutelare i diritti dei cittadini dei 35 Comuni rimanenti e porti a termine, senza ulteriori proroghe o indugi, il proprio mandato nel rispetto delle norme e dei diritti di ognuno".

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