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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Oltre un anno in carcere con l'accusa di avere abusato della figliastra", assolto netturbino

La Corte di appello conferma la sentenza di primo grado, anche la moglie era accusata di violenza sessuale per non averglielo impedito

Oltre un anno in carcere e molti mesi ai domiciliari con l'infamante accusa di avere abusato della figliastra per sette anni. La Corte di appello di Palermo, a distanza di cinque anni e mezzo dall'arresto, lo ha assolto "perchè il fatto non sussiste", confermando il verdetto dei giudici della prima sezione penale di Agrigento, emesso il 16 novembre di tre anni fa. 

La storia agghiacciante descritta dalla ragazzina, che aveva denunciato e fatto arrestare il compagno della madre accusandolo di averla violentata per sette anni, secondo il sostituto procuratore generale, invece, era reale e riscontrata dal dibattimento contrariamente a quanto sostenuto dai giudici di primo grado. Nei suoi confronti era stata chiesta la condanna a 9 anni, 7 anni per la compagna - madre della ragazzina - accusata di non avere impedito gli abusi.

Il principale imputato che lavora come netturbino in un’impresa, il 3 ottobre del 2015 era finito in carcere. Per la donna non è stata applicata nessuna misura cautelare e il suo nome è comparso nell'inchiesta soltanto in un secondo momento. L’indagine è stata molto breve ed è durata circa due mesi. Raccolta la denuncia della stessa ragazzina, i poliziotti si sono attivati per cercare riscontri alle accuse. Gli investigatori hanno ricostruito diversi episodi in cui la minore, dall'età di circa dieci anni, sarebbe stata costretta - secondo l’accusa, che non ha retto al vaglio del processo - a subire e a praticare continui atti sessuali con il proprio patrigno, il quale l’avrebbe ricattata e minacciata, qualora la stessa non avesse dato seguito ai suoi desideri sessuali. Il netturbino ha replicato sostenendo da subito, già durante l’interrogatorio davanti al gip, che si trattava di accuse del tutto false.

I difensori - gli avvocati Davide Casà, Nicola Grillo e Antonino Manto - questa mattina hanno chiesto ai giudici di confermare il verdetto ritenendo che non vi fosse alcun riscontro alle accuse della ragazzina. I giudici della terza sezione della Corte di appello, inoltre, hanno rigettato la richiesta della procura generale di disporre la nuova audizione della ragazzina, all’epoca dei fatti minorenne.

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