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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Sequestrò ragazzina per abusarne in auto", la difesa contesta la ricostruzione del tragitto

Dopo la "scatola nera", viene acquisita anche la relazione di due carabinieri che proverebbe un diverso percorso: il processo agli sgoccioli

Il percorso fatto con l’auto, sopra la quale si sarebbe verificata la violenza, non sarebbe quello indicato dalla ragazzina. Dalla “scatola nera” della vettura, vale a dire la memoria registrata dal gps della compagnia assicurativa con gli spostamenti, arriverebbe la prova che la presunta vittima non ha detto la verità.

La difesa di Enzo Cangemi, 50 anni, di Camastra, imputato di tentata violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni, si gioca le ultime carte del dibattimento per smentire la donna, ormai maggiorenne, che lo denunciò. L’avvocato Angela Porcello, ieri mattina, ha rinunciato a sentire l’ultimo testimone della propria lista. Agli atti, però, sono stati prodotti sia i documenti dai quali arriverebbe, secondo il suo punto di vista, la prova dell’innocenza dell’uomo, vale a dire la cosiddetta scatola nera, che una relazione di servizio dei carabinieri che ricostruisce il percorso.

L’episodio al centro del dibattimento, giunto in dirittura di arrivo davanti ai giudici della seconda sezione penale presieduta da Wilma Angela Mazzara, sarebbe accaduto il 27 dicembre del 2016. Poche ore dopo i fatti, gli stessi familiari della ragazzina hanno denunciato tutto ai carabinieri. Cangemi, secondo quanto ipotizza la Procura, avrebbe adescato una ragazzina convincendola a salire sull’auto, forse, con il pretesto di chiederle il numero di telefono del padre. L’obiettivo di Cangemi sarebbe stato quello di avere un rapporto sessuale orale con la ragazzina e per questo le avrebbe impedito di scendere dall’auto e avrebbe cercato di abbassarle la testa all’altezza delle sua zona pubica cercando di abbassarsi la cerniera dei pantaloni e stringendole con violenza un polso per evitare che potesse reagire. L’opposizione della ragazza, che riuscì a colpirlo con uno schiaffo, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, impedì il peggio. 

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