rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Trinacria selvaggia

Trinacria selvaggia

A cura di Antonio Vanadia

Vulcani, quella ''rovente dozzina'' della costa agrigentina

I "Campi Flegrei del mare di Sicilia" hanno più volte riempito l'aria tersa di acri e oscure nubi sulfuree, fatto ribollire il mare e generato sismi

Sono dodici, hanno più volte riempito l'aria tersa di acri e oscure nubi sulfuree, fatto ribollire il mare, generato sismi, eruttato magma fino in superficie, spaccato il cielo con rombi di tuono. Dodici vulcani, per adesso quiescenti, ma assolutamente vivi, circondati da calde fumarole sulfuree e con serbatoi di magma pronti a svuotarsi in improvvisi parossismi. Questi i loro nomi: Anfitrite, Empedocle, Cimotoe, Galatea, Madrepore, Banco Nerita, Banco di Pantelleria, Pinne, Banco Smith I, Banco Smith II, Banco Terribile, Tetide.

Tutti insieme costituiscono il formidabile campo geodinamico chiamato ''Campi Flegrei del mare di Sicilia''. Dalla letteratura scientifica si apprende che le prime eruzioni conosciute avvenute nei ''Campi'' sono quelle del 253 a.c. ad opera di Empedocle e Pinne. La più famosa eruzione di Empedocle è quella che diede alla luce l'effimera isola Ferdinandea fra il 28 giugno e l'11 agosto 1831; in quell'occasione si calcola che in meno di due mesi siano stati emessi da Empedocle non meno di 550 milioni di metri cubi di materiale piroclastico.

Le ultime eruzioni in ordine di tempo sono quelle di Empedocle del 12 agosto 1863 e del Pinne avvenuta fra il 4 e il 5 ottobre del 1846 e poi nel 1867 e il 30 settembre del 1911. Un complesso sistema vulcanico, quello dei Campi Flegrei del mare di Sicilia, molto attivo e caratterizzato da improvvise e parossistiche manifestazioni vulcaniche con emissioni di lapilli, bombe, pomici e magma.

Le manifestazioni di questo tipo sono state numerose, su molte si sa pochissimo come su quella occorsa nel mare di Siculiana nel 1846, o quella del 1845 che rischiò di affondare il vascello inglese ''Victory'' oppure sull'esplosione molto potente di cui fu testimone l'ammiraglio di squadra della Regia Marina Alberto Da Zara nel 1942. Spesso ci sono interazioni e contemporaneità di fenomeni fra sismi terrestri e i ''Campi'', per esempio durante l'eruzione che diede i natali a Ferdinandea a Sciacca vi furono scosse di terremoto e si produsse un'oscillazione del livello dell'acqua nei pozzi e ancora durante il terremoto del Belice quando, contestualmente alle scosse terrestri, ribollì in più punti la superficie marina che copre i ''Campi''.

Puntualmente a Torre Salsa dopo scosse sismiche sottomarine si rinvengono spiaggiate pietre pomici e più volte pescatori hanno riferito negli ultimi anni di aver avuto a che fare con potenti e alte onde anomale che si manifestano improvvisamente in totale assenza di vento e con il mare assolutamente piatto. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania ha sistemato una rete di sensori subacquei per registrare qualsiasi sisma e l'eventuale aumento delle temperature sul fondo dei ''Campi''. Alla luce di queste assolute evidenze scientifiche appare criminale e scellerata la scelta del governo nazionale e regionale di permettere a numerose compagnie petrolifere di trivellare i ''Campi '' alla ricerca di sacche di idrocarburi.

Si parla di

Vulcani, quella ''rovente dozzina'' della costa agrigentina

AgrigentoNotizie è in caricamento