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Giovedì, 25 Aprile 2024
Trinacria selvaggia

Trinacria selvaggia

A cura di Antonio Vanadia

La dimora di Efesto

L’Etna è un vulcano caratterizzato da una grande complessità; la sua nascita è stata preceduta da molte eruzioni, l’inizio dell’attività eruttiva si è verificata nel pleistocene medio 500000 anni fa, si trattò di violente e parossistiche manifestazioni vulcaniche sottomarine che originarono la rupe di Acicastello, l’isola Lachea e i faraglioni di Aci Trezza

L’Etna è un vulcano caratterizzato da una grande complessità; la sua nascita è stata preceduta da molte eruzioni, l’inizio dell’attività eruttiva si è verificata nel pleistocene medio 500000 anni fa, si trattò di violente e parossistiche manifestazioni vulcaniche sottomarine che originarono la rupe di Acicastello, l’isola Lachea e i faraglioni di Aci Trezza.

L’Etna ha una attività diversificata, un costante degassamento dai crateri centrali, spesso attività stromboliana con fontane di magma e poi eruzioni laterali. Le esplosioni che causano lanci di bombe vulcaniche sono tipiche delle prime ore di un’eruzione sommitale e rappresentano la liberazione del condotto dal materiale solido rimasto dalla precedente eruzione, il magma poi raggiunge la superficie e l’eruzione magmatica in seguito evolve in stromboliana. L’attività stromboliana è la più comune forma di manifestazione esplosiva etnea.

I brandelli di lava, i lapilli e le bombe vulcaniche raggiungono anche altezze di svariate migliaia di metri; le ceneri possono percorrere centinaia di chilometri e giungere a migliaia di metri di altezza.
La Valle del Bove è un’enorme anfiteatro naturale avente un perimetro di 18 chilometri ed un’area di 37 km quadrati, è l’ambiente più selvaggio dell’Etna, un immenso serbatoio dove confluiscono le colate di lava.

Pochi sanno che la Valle è la cicatrice di un evento distruttivo di proporzioni bibliche, 8000 anni fa una colossale frana di 35 chilometri cubi di rocce e detriti si staccò dal fianco orientale dell’Etna generando quello che è ritenuto il più grande maremoto dalla comparsa dell’uomo sul pianeta.

Durante la manciata di minuti che la frana impiegò prima di fermarsi sui fondali dello Ionio si formò un‘onda di maremoto immensa che aveva la forma di un anfiteatro, l’immane e chilometrica onda aveva un’altezza di 50 metri e viaggiava ad una velocità compresa fra 200 e 500 km orari, l’intero bacino del mediterraneo registrò l’impatto dello tsunami.

Tuttora una parte del fianco orientale del vulcano rischia di scivolare nello Ionio, lo prova il monitoraggio di una faglia, la ‘’faglia pernicana’’, i segni sulla superficie sono a riguardo inequivocabili:deformazioni della crosta.
Recentissime scosse di terremoto hanno provocato, in tutta l’area attraversata dalla ‘’faglia pernicana’’, fratture di 4 centimetri nello strato di asfalto che copre la strada’’Mareneve’’.

La dimora di Efesto

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