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Sabato, 20 Aprile 2024
Psicologia della Notizia

Psicologia della Notizia

A cura di Florinda Bruccoleri

La paura del diverso

L’omosessualità non è una malattia, ma semplicemente una variante normale della sessualità umana. E questo forse lo sanno un po’ tutti, ma lo comprendono ben pochi

“La possibilità che potessi essere osservato mi rendeva paranoico. È questo ciò che significa essere omosessuale… essere costantemente infastidito da gente completamente estranea. Nel lasso di questi brevi momenti, cominciai a pensare che ci vuole una buona dose di coraggio per essere apertamente gay… come mi sentivo vulnerabile! […]. Mi sentivo violato e mi faceva rabbia la mia incapacità di reagire. Mi sentivo come fossi stato etichettato per sempre…gli stereotipi del genere e l’omofobia sminuiscono e rendono inumani tutti noi” (T. Couser, 1996, p.56).

Volevo cominciare così il mio articolo di oggi, con delle frasi che forse danno il senso ad un’intera argomentazione e che potrebbero portarci a riflettere al di là di stereotipi e pregiudizi. Ieri, 17 maggio era la giornata internazionale contro l’omofobia. Proprio il 17 maggio del 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità depennò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali riconoscendola come ‘variante  non patologica  del  comportamento sessuale’. 

Eppure ancora oggi accade che esistano tabù e preconcetti tanto forti a livello sociale contro le persone ritenute “sessualmente diverse” quanto la incapacità spesso di non riuscire a comprenderne poi fino in fondo le ragioni.

E qui non voglio disquisire sui perché, non voglio cercare spiegazioni o ipotesi che possano avvalorare o sconfermare la tesi di tantissimi sostenitori  della “anormalità” perché comunque è opportuno sapere che ad non esistono ancora studi scientifici che possano, con assoluta certezza, spiegare il perché una persona diventi omosessuale e perché un’altra diventi  eterosessuale. L’unica cosa di cui si può essere certi è  che l’omosessualità non è una malattia, ma semplicemente una variante normale della sessualità umana. E questo forse lo sanno un po’ tutti, ma lo comprendono ben pochi. Perché quando si tratta di assistere a fenomeni che seguono una strada percepita come innaturale è più facile fare un passo indietro piuttosto che proiettarsi a comprenderne le ragioni o condividerne i motivi.

Si sta in silenzio, non ci si esprime, si assiste quasi evitando le argomentazioni, si sorride, si deride, ci si disgusta e si disprezza. Atteggiamenti che quasi come una scalata repentina si respirano nella società; in quella società ipertecnologica, dominata dal progresso, ma che spesso sembra indietreggiare rispetto alle cose che non si riescono a spiegare con formule, tecniche ed esperimenti. 

«Quando un adolescente afferma "basta che i froci mi stiano alla larga", o quando un adulto, dopo uno spontaneo gesto intimo a una persona dello stesso sesso, si affretta a dire agli astanti "non pensate male" non sono mica un finocchio", o ancora quando un ragazzo gay pensa "non sono un bell'esempio per gli altri", ecco, questi gesti hanno un nome preciso: omofobia. 

L'omofobia la possiamo praticare, ignorare, tollerare e contrastare. [...] (Pietrantoni, 2006) .Nello specifico omofobia significa letteralmente "paura nei confronti di persone dello stesso sesso" e più precisamente si usa per indicare l'intolleranza e i sentimenti negativi che le persone hanno nei confronti degli uomini e delle donne omosessuali. Essa può manifestarsi in modi molto diversi tra loro, dalla battuta su una persona gay che passa per la strada, alle offese verbali, fino a vere e proprie minacce o aggressioni fisiche. In seguito all'omofobia, ad esempio, alcuni eterosessuali, raccontano di sentirsi a disagio in presenza delle persone gay o lesbiche, altri si mettono a ridere quando le incontrano per strada. Altri ancora dicono di essere disgustati dai loro comportamenti, arrabbiati o indignati. Non si nasce omofobici ed eterosessisti, lo si diventa. Si tratta di atteggiamenti che vengono acquisiti attraverso l'interazione con gli altri, i nostri pari, la famiglia, gli insegnanti, i coetanei e gli amici. I comportamenti omofobici ed eterosessisti, vengono appresi, formati e mantenuti attraverso la comunicazione  (cfr. web). Ed è proprio la comunicazione che potrebbe cambiare molte cose, insieme ad adeguate e specifiche leggi. Perché la verità è che gli omosessuali non hanno bisogno di curarsi per essere diversi, gli omofobi si, purtroppo. 

Dott.ssa Florinda Bruccoleri 
Psicologa, Psicoterapeuta in formazione,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it
Per contatti: florindabruccoleri@hotmail.it

La paura del diverso

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