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Psicologia della Notizia

Psicologia della Notizia

A cura di Florinda Bruccoleri

Quando un gruppo si unisce

Il gruppo, come anche la sua identità, non è semplicemente la somma delle varie persone che lo compongono, ma è il risultato dell’interazione delle parti che ognuno mette in gioco per realizzare le finalità dell’incontro

Oggi la "Psicologia della notizia" vuole dedicarsi ad un concetto che nella nostra quotidianità appare a volte scontato, a volte sottointeso, altre volte trascurato: il gruppo. Potranno sembrare concetti di difficile comprensione quelli che verranno esposti, ma basterebbe leggere il tutto pensando al fatto che nella nostra vita il gruppo costituisce una parte fondamentale: siamo nati in un gruppo, cioè la famiglia, in classe impariamo in gruppo, giochiamo in gruppo, lavoriamo in gruppo, etc.

Ciascuno di noi frequenta più di un gruppo: c’è quello degli amici abituali, quello dei colleghi di lavoro e una serie di gruppi occasionali che si formano per i motivi più vari come la riunione fra genitori degli alunni e insegnanti o l’assemblea del condominio.

Il gruppo è visto come un insieme di persone che condividono un obiettivo comune. Stare in gruppo non è la stessa cosa che relazionarsi ad una o due persone ed è, per tanti versi, più complesso. Ogni persona, infatti, porta dentro di sé delle caratteristiche fisiche, psicologiche, attitudinali, caratteriali, relazionali, emotive ed affettive. L’incontro di gruppo implica che le persone dovranno adattarsi alla situazione e quindi dovranno operare un cambiamento, anche minimo, di una o più caratteristiche personali. Parliamo delle peculiarità interne delle persone quali ad esempio le emozioni, gli affetti, i pensieri, il carattere, le quali, per la loro innata plasticità, sono soggette alle dinamiche dell’adattamento e del cambiamento. Dallo scambio e dalle relazioni che avvengono tra le varie identità  individuali si va formando nel tempo ciò che definiamo l’identità del gruppo nella quale i vari componenti si riconoscono. 

Il gruppo, come anche la sua identità, non è semplicemente la somma delle varie persone che lo compongono, ma è il risultato dell’interazione delle parti che ognuno mette in gioco per realizzare le finalità dell’incontro (cfr. Guido Contessa “Psicologia di Gruppo”). Ciò che differenzia un gruppo da un semplice insieme di individui e ciò che ci fa sentire parte di esso è l’interdipendenza. Ogni gruppo per giungere alla sua maturità segue un processo in cui gli individui, da semplici componenti indipendenti con propri obiettivi, costruiscono una serie di relazioni che li portano, attraverso l’accettazione di una condizione di reciproca dipendenza con gli altri membri del gruppo, a ristrutturare le proprie proprietà integrando gli obiettivi personali con gli obiettivi del gruppo per realizzare un fine comune e un comune destino. E lì, allora, diventa facile cogliere la sottile linea di confine che separa l’IO dal NOI

Mi piaceva concludere questo articolo e rafforzare questi concetti con uno dei tanti esempi pratici possibili di ciò che ho appena esposto. A Favara un numeroso gruppo di cittadini Volontari che hanno a cuore la crescita del proprio territorio si è impegnato con “Favara Urban Network” nel nuovo progetto culturale per il Castello Chiaramonte. Per questi ragazzi l’obiettivo di “ridisegnare Favara” è stato il motore stimolante ed entusiasmante che li ha spinti ad incontrarsi, a pensare, a condividere e a FARE, richiedendo loro anche una grande flessibilità e una costante  adattabilità al cambiamento, anche personale. E se per questi ragazzi Favara Urban Network ha rappresentato lo stimolo per incontrarsi, per riunirsi, per progettare e per realizzare, di certo senza la loro cooperazione, la loro coesione, la loro energia e il loro crederci Favara Urban Network forse non avrebbe conquistato tutto il suo prestigio culturale e sociale che adesso sta per mostrare alla società.

Quando un gruppo di persone riesce a condividere la stessa passione, gli stessi interessi, lo stesso obiettivo, non esiste età, latitudine, credo politico o ceto sociale a fare da discriminazione, ma c’è solo l’entusiasmo che le accomuna e i loro comportamenti saranno poi quelli che favoriranno o ostacoleranno il conseguimento degli obiettivi prefissati.

Dott.ssa Florinda Bruccoleri 
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

Quando un gruppo si unisce

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