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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Psicologia della Notizia

Psicologia della Notizia

A cura di Florinda Bruccoleri

“Ciao, come stai? Bene, grazie!"

Oggi, purtroppo, la nostra tendenza è quella di “misurare” il valore o il benessere di una persona in funzione della sua riuscita materiale, ma questo è un grande errore perché ciascuno di noi possiede un valore, indipendentemente dal conto in banca o dal suo prestigio nella società

“Ciao, come stai? Bene, grazie e tu? Non mi posso lamentare!”. Quante volte vi sarà capitato di cominciare una conversazione così. E quasi sempre la risposta data o attesa è scontata e prevedibile. 

Ci sono domande, infatti, a cui mai o quasi mai, rispondiamo con la verità. E questa è una di quelle! Perché rispondere o sentirsi dire: "Beh, sai, ho il cuore spezzato" o frasi simili implica che le persone facciano contatto con le loro stesse emozioni e sofferenze. Ecco perché è più facile per tutti dire semplicemente "bene". Perché le emozioni e gli stati d'animo sono difficili spesso da comunicare e da Una frase di un film diceva: “Quando qualcuno ti chiede come stai, in fondo non vuole una vera risposta".

Forse è vero, ma bisogna fare una distinzione. Il “ciao come va?” di solito è una domanda d’obbligo banalizzata dall’abitudine, come pure l’inevitabile risposta positiva. Ma ci sono delle persone che davvero sono lì pronte ad ascoltare la nostra risposta (reale!). Condividere emozioni e scambiarsi pensieri aiuta, infatti, a stare bene. Nessuno può star bene da solo senza almeno la presenza di un’altra persona con cui scambiare parole e sentimenti; anche se è pur vero che nessuno può dirci quello che ci vuole per stare bene. Solo noi possiamo trovare i mezzi per arrivarci.

Non si tratta necessariamente di intraprendere un percorso di psicoterapia (a meno che non se ne senta realmente il bisogno) quanto piuttosto di lavorare su di sé ponendosi le domande giuste, facendo lo sforzo di aprirsi agli altri e osservare ciò che accade. Ovvio che parlare a tutti apertamente dei propri stati d’animo non sarebbe neppure “sano” come atteggiamento, ma dall’altro lato tenere duro e negare il proprio stato interiore anche a se stessi fa ammalare la psiche.

Che poi, in realtà, quando va davvero bene? E soprattutto, cos’è che ci fa dire agli altri e a noi stessi che va bene o che c’è qualcosa che non va? Cosa ci dà (o non ci dà) un senso di pace interiore, di serenità, di equilibrio o addirittura di gioia?

Stare bene in realtà è un concetto molto soggettivo: per alcune persone vuol dire soprattutto essere in buona salute, per altri avere una vita “normale”. Una vita che sembra funzionare generalmente perché si ha un rapporto di coppia soddisfacente, si hanno dei figli, un lavoro e si riescono a pagare le tasse.

Ma anche la “normalità” non coincide spesso con il nostro benessere. La valutazione del nostro stato interiore passa inevitabilmente attraverso di noi, attraverso l’analisi che noi stessi facciamo del nostro passato, della nostra possibilità di progettare un futuro, della nostra sfera affettiva ed emozionale presente.

È abbastanza facile poter cogliere e verbalizzare i segnali dello star male fisico, dei malesseri, dei dolori diffusi, della stanchezza. Ma è abbastanza difficile, se non addirittura quasi impossibile, cogliere e verbalizzare i segnali dello star bene. Quando stiamo bene neanche ce ne rendiamo conto. Possiamo farci sorprendere da un senso di entusiasmo per qualcosa che ci succede in un determinato momento che ci può far dire “come sto bene oggi!”, ma l’entusiasmo non corrisponde col benessere. La soddisfazione di noi stessi, piuttosto, potrebbe essere una sensazione duratura che nasce dall’interno di ciascuno di noi e che può impedirci di dire che stiamo bene solo perché non stiamo male.

Oggi, purtroppo, la nostra tendenza è quella di “misurare” il valore o il benessere di una persona in funzione della sua riuscita materiale, ma questo è un grande errore perché ciascuno di noi possiede un valore, indipendentemente dal conto in banca o dal suo prestigio nella società. Ciascuno di noi dovrebbe essere capace di riconoscere il proprio valore e questo ci darebbe già una buona ragione per dire “sto bene, grazie!”.

Dott.ssa Florinda Bruccoleri
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psiconcologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

“Ciao, come stai? Bene, grazie!"

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