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Giovedì, 25 Aprile 2024
Psicologia della Notizia

Psicologia della Notizia

A cura di Florinda Bruccoleri

Quel bisogno che appare un vizio

La psiche ha origine dal corpo ed è connessa al modo in cui neonato viene accarezzato, lavato, cullato. Questi piccoli ma preziosi gesti sono percepiti, ascoltati e immagazzinati dal corpo e danno alla psiche la possibilità o no di emergere.

Pensare ad un articolo per riaprire la mia rubrica dopo una breve ma intensa pausa è stato parecchio difficile. Certo, in questo mese non sono mancate notizie di cronaca da rileggere e analizzare da un punto di vista psicologico; ma oggi mi sono lasciata guidare dal mio istinto (ormai materno) per affrontare un argomento che ho approfondito in questi giorni e che probabilmente può interessare anche una parte di voi lettori e soprattutto lettrici.

Tutte le mamme, almeno una volta, si sono sentite dire quasi come un avvertimento: attenta a non prendere troppo in braccio il tuo bambino, altrimenti si vizia e tu non avrai più pace!”. Ma quanto è vera questa affermazione? Esistono basi scientifiche che dimostrano questa convinzione così diffusa? 

La risposta immediata è no: non esistono degli studi in merito che avvalorano questa tesi; che provano che un bambino che piange è un bambino capriccioso che vuole solo stare in braccio; che vietano di assecondare il suo “furbo” lamento per educarlo all’autonomia ed evitare di viziarlo.

Nulla di tutto ciò. Esistono, piuttosto, lavori clinici che mettono in evidenza gli effetti positivi per lo sviluppo psichico del bambino derivanti proprio dall’essere tenuto in braccio. Del resto basti pensare al momento della nascita, quando il neonato viene adagiato sulla madre in un contatto fusionale pelle a pelle e all’importanza che riveste questo momento per entrambi per riconoscersi, ritrovarsi e cominciare ad appartenersi nella realtà.

È proprio attraverso la pelle, infatti, che le prime informazioni arrivano al cervello ed è proprio quel primissimo bisogno di contatto che permette al neonato di sopravvivere fuori dal grembo materno. Dopo aver trascorso nove mesi nella pancia, in quell’ambiente ovattato, protetto, accogliente, ogni bambino venuto al mondo cerca ed ha bisogno delle braccia materne, in una maniera del tutto naturale e che diventa fondamentale soddisfare.

Nei primi mesi di vita la psiche del bambino risulta ancora immatura ed è collegata al funzionamento del corpo. La psiche, infatti, ha origine dal corpo ed è connessa al modo in cui neonato viene accarezzato, lavato, cullato. Questi piccoli ma preziosi gesti sono percepiti, ascoltati e immagazzinati dal corpo e danno alla psiche la possibilità o no di emergere. Pensate alla differenza che ci può essere tra un bambino che viene tenuto in braccio da braccia forti, serene, cullanti ed uno tenuto da braccia insicure, frettolose e disattente. 

Quale sarà la percezione del neonato? Quali messaggi gli verranno trasmessi? Winnicott è un medico psicoanalista che ha dedicato gran parte dei suoi studi alla relazione madre-bambino ed ha osservato che un “difettoso modo” di sorreggere il neonato provoca nello stesso molta angoscia. Mentre tenere correttamente in braccio il bambino rappresenta un enorme vantaggio per il suo sviluppo psicologico.

Il nostro compito, come genitori o come adulti in genere, è quello di trasmettere al bambino quel senso di sicurezza di cui necessita quando manda un segnale; segnale che si manifesta ovviamente col pianto come unico mezzo di comunicazione che il bambino possiede per esprimere un disagio. Ecco che diventa, allora, importante prenderlo in braccio e confortarlo. 

Se invece, per paura di viziarlo, ignoriamo volutamente il suo pianto non offrendo una risposta a quello che è un bisogno umano e naturale allora il piccolo registrerà nella sua memoria emotiva questa mancanza di contatto che di certo non servirà a renderlo più forte, più autonomo e meno viziato di come vorremmo che fosse.

Dott.ssa Florinda Bruccoleri
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

Quel bisogno che appare un vizio

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