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Martedì, 23 Aprile 2024
Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

Un turismo "nero"

Sebbene la crisi abbia segnato un decremento sulle prenotazioni delle mete più ambite, pare essere abbastanza di “moda” una nuova forma di turismo denominato “black tourism” (turismo nero) che consiste nell’andare a visitare luoghi diventati celebri o comunque noti a causa di importanti casi di cronaca nera

Per tanti è appena trascorso  e per altri è ancora in corso il periodo più caldo e libero dell’anno; il periodo ideale per organizzare viaggi, vacanze, passeggiate, escursioni; quello insomma in cui è anche bello sentirsi “turisti”. E sebbene la crisi abbia segnato un decremento sulle prenotazioni delle mete più ambite, pare essere abbastanza di “moda” una nuova forma di turismo denominato “black tourism” (turismo nero) che consiste nell’andare a visitare luoghi diventati celebri o comunque noti a causa di importanti casi di cronaca nera o di vicende naturali e sociali.

E così armati di fotocamere, cellulari o qualsiasi cosa capace di immortalare il momento ecco migliaia di fotografie scattate tra le macerie de L’Aquila, o davanti il garage di Avetrana, o aventi come sfondo il relitto della Costa Concordia. Questi sono alcuni degli esempi più recenti e toccanti accaduti negli ultimi anni in Italia, ai quali si aggiungono collezioni di “cartoline” da Cogne, da Perugia, da Brembate  o da tutti quei luoghi oscuri appartenenti alla storia del mondo.

Ma cosa si cela dietro la scelta di tali mete “oscure”, cariche di sofferenza, di dolore e di ingiustizie? Di certo la dinamica di base è sempre la stessa: si sceglie un luogo che ha avuto una forte risonanza mediatica, che è stato reso celebre dai telegiornali e dai quotidiani. 

Andando a scavare un po’ alla ricerca di motivazioni più profonde c’è chi afferma che questa forma di viaggio è spinta (parzialmente o interamente) dal desiderio di incontrare la morte, simbolica o reale, legata ai luoghi scelti. È come se il consumo di esperienze legate al “turismo nero” permettesse di attribuire una spiegazione ed un significato alla morte. Pare che questi luoghi siano, in un certo senso, gli unici contatti reali che l’umanità può avere direttamente con la morte e quindi di conoscerla. Sembra quasi che, seguendo in diretta alcune catastrofi, l’individuo si crei una sorta di immunità. Attraverso la neutralizzazione sociale della morte, quindi, l’individuo riesce a controllare le sue paure nei confronti di questo fenomeno. È tramite questo turismo che l’individuo riesce a venire a contatto con i diversi tipi di morte e quindi riesce a confrontarli e ad accettarli ma, allo stesso tempo, essendo fatti visti per televisione o sotto forma di attrazioni turistiche, sono visti come qualcosa di irreale.

La voglia di essere presenti in luoghi che ricordano morte e sofferenza, soprattutto in quelli collegati a fatti di cronaca nera, è sicuramente spiegata dal fatto che oggi stiamo vivendo nell’epoca del consumo, in cui tutto è a disposizione di tutti e questo va a scapito dei veri valori che hanno permesso di costruire un mondo che oggi stiamo annullando. La continua ricerca di nuovi stimoli, che nel turismo si traduce anche con il Black Tourism, da vita a queste  strane forme di consumo che in sé non hanno alcun significato se non considerate in relazione ad un contesto mondiale che ha portato inevitabilmente a questa situazione.

Quindi, a cosa serve visitare un luogo quando si sa che non vi sarà nulla di “bello”? Il turismo dark è come una sorta di film horror, col quale sappiamo impressionarci ma di cui non possiamo farne a meno. La curiosità di vivere certe emozioni, in questo caso, sovrasta la ragione. Poi c’è da dire che il Black Tourism  è una cosa, la semplice curiosità e la voglia di “gossip” è tutto un altro discorso.

(Per approfondire: tesi di laurea “il turismo nero: un lato oscuro del viaggiare” di G. Nobile)

Dott.ssa Florinda Bruccoleri 
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

Un turismo "nero"

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