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Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

L'ospedale da campo

Tenuto conto che quell'ospedale non è in una tenda ma è in una struttura che ha alle spalle anche una lunga storia giudiziaria, probabilmente ci sono piccoli interventi di ordinaria manutenzione da fare

L'impressione netta è che se non fosse per la maggior parte del personale - la maggior parte, non tutti - l'ospedale non andrebbe avanti. E come se il commissario straordinario non sapesse quello che accade là dentro. Proviamo magari a dirglielo noi, raccontando una giornata al pronto soccorso. Ressa di persone, dove ognuno ovviamente ritiene di avere la priorità per accedere al triage. La selezione la fa solo un uomo, qualunque sia il numero di emergenze in atto.

Tensione dunque alle stelle. Senza dimenticare un caso di lite tra due dipendenti della struttura sulle proprie competenze e gli schiamazzi di un intero altro reparto che faceva la festa prenatalizia, mentre a dieci metri nel giro di due ore sono arrivati tre codice rosso. Quando si riesce a fare il triage vi è la destinazione verso il reparto per la consulenza.

Caro commissario, guardi che ci sono degli ascensori che non funzionano. E non funzionano, mi dicono, da tanto tempo. Tenuto conto che quell'ospedale non è in una tenda ma è in una struttura che ha alle spalle anche una lunga storia giudiziaria, probabilmente ci sono piccoli interventi di ordinaria manutenzione da fare. Le faccia fare commissario, se non lo sa si faccia fare una relazione di quello che manca e di quello che serve, ma le faccia fare. Altrimenti ha ragione quel paziente che giunto al pronto soccorso in preda a dolori lancinanti aveva la sola forza di dire: portatemi a Palermo. Insomma, non si fidava.

Secondo me sbagliava, perché i medici non sono scarsi. È colpa della struttura e della organizzazione. E quella è solo competenza sua, signor commissario.

L'ospedale da campo

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