Lettera a un imbecille
«Tu che stanotte sei andato a rubare i vasi messi dal Comune al Viale della Vittoria, sappilo: sei un imbecille. Tu che hai preso quei vasi, dopo avere atteso magari per ore per far sì che non ti vedesse nessuno, sappilo: sei un imbecille. Tu che metterai quei vasi a casa tua e magari li mostrerai con orgoglio ai tuoi amici, sappilo: sei un imbecille»
Tu che stanotte sei andato a rubare i vasi messi dal Comune al Viale della Vittoria, sappilo: sei un imbecille.
Tu che hai preso quei vasi, dopo avere atteso magari per ore per far sì che non ti vedesse nessuno, sappilo: sei un imbecille.
Tu che metterai quei vasi a casa tua e magari li mostrerai con orgoglio ai tuoi amici, sappilo: sei un imbecille.
Tu che avrai magari degli amici che vedendo quei vasi rideranno, sappilo: hai amici imbecilli.
Tu che hai rubato quei vasi, sappilo: hai (hai avuto) genitori imbecilli come te, perché non ti hanno insegnato nulla.
Tu che magari ora starai godendo dell’indignazione cittadina perché tu hai rubato quei vasi, sappilo: sei un imbecille.
Tu che probabilmente avevi lo stesso quelle poche decine di euro necessarie per comprare quei vasi, eppure sei andato a rubarli, sappilo: sei un imbecille.
Tu che ora magari starai leggendo questa lettera e ti stai indignando perché ti ho dato dell’imbecille, sappilo: sei un imbecille.
E infine, sappilo imbecille, prometto fin da ora di fare una violazione delle norme deontologiche della mia professione che impedisce di rendere pubblici i nomi delle persone denunciate: appena saprò chi sei, sperando che verrai beccato, diffonderò il tuo nome.
Perché di fronte a un imbecille come te non c’è codice deontologico che tenga.