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Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

L'Aifonni e l'Aipaddi di Firetto

Anziché gli ultimi giapponesi che non vogliano accettare la resa, qui sembra ci siano invece agrigentini che non hanno capito che la loro guerra - e cioè la campagna elettorale - è finita per davvero

Certo non siamo ai livelli di quei soldati giapponesi che, 35 anni dopo la fine della guerra, non accettando la resa, continuavano a modo loro (e nascosti nella foresta) la guerra contro l'America. Ma il «caso» (e la polemica) scoppiato questa settimana dell'IPhone e dell'Ipad comprato dal Comune (mille euro scarsi) fa veramente sorridere. Roba da kamikaze. Anziché gli ultimi giapponesi che non vogliano accettare la resa, qui sembra ci siano invece agrigentini che non hanno capito che la loro guerra - e cioè la campagna elettorale - è finita per davvero. 

Piuttosto le vere domande che qui tutti quanti noi dovremmo porci sono altre. Per esempio: ma tutti questi operai che si vedono in questi giorni per strada prima dove erano? Che facevano? Chi li coordinava? Chi ha deciso la loro destinazione e le loro mansioni? Perché prima nessuno diceva loro di tagliare le erbacce? Perché prima nessuno diceva loro di rattoppare le buche? Perché la commissaria - nelle tre giornate che stava ad Agrigento - non ha mai trovato il tempo per fare queste cose? Attenzione: solo qui da noi l'ordinario diventa straordinario. Ma noi siamo la terra dei paradossi. 

Siamo il posto dove fa notizia che qualcuno tagli le erbacce, il posto dove un ministro della Repubblica (Angelino Alfano) viene ad Agrigento per presiedere un vertice sulla sicurezza delle spiagge agrigentine come se fosse un normalissimo assessore comunale all'ambiente (e magari per presiedere questo vertice fondamentale per la nostra Repubblica arriva anche con un bel volo di Stato). Alfano, e questo va detto, ci ha però regalato la battuta che liquida definitivamente Marco Zambuto, il sindaco «teleguidato» (almeno dalle registrazioni appare così) dal suocero, che è tra gli ideatori delle primarie più ridicole della storia del Pd, che da presidente dell'assemblea  del Pd se ne va a parlarne con Berlusconi, che si dimette e che dopo due giorni ritorna in carica: «Avevamo uno che faceva il sindaco per diventare deputato - ha detto Alfano con una battuta a effetto - ora c'è uno  che ha mollato la poltrona da deputato per fare il sindaco». Più che una dichiarazione d'amore per Firetto è una pietra tombale sulla carriera politica di Marco Zambuto.

Ma il dibattito più aspro è stato quello sull'Ipad e sull'Iphone. E vengo al punto. Se escludiamo Peppe Di Rosa, che ha fatto pure il sit in, quando il commissario letteralmente regalò 30mila euro ad una associazione per dare un premio ad un cardinale (sulle cui idee è meglio sorvolare...) c'è stato il silenzio. La mia impressione è che le storie tipo «aifonni e aipaddi» (lo dico alla giurgintana...) aumentaranno proporzionalmente al numero degli «imboscati» del Comune che saranno destinati a fare il lavoro per il quale sono stati assunti (e per il quale noi li paghiamo).

L'Aifonni e l'Aipaddi di Firetto

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