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Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

Quelle bombe del '43 dimenticate

Il punto non è fare una analisi storica che qui non tocca a noi. Il punto è rilevare come la nostra memoria sia troppo corta e una comunità che non riafferma la propria storia difficilmente potrà sperare in un futuro

Settantadue anni fa, era il 12 luglio del 1943, i bombardieri Alleati arrivarono da est e quindi col sole alle spalle per rendere più difficile l'opera della già sghangherata contraerea fascista, e scaricarono su Agrigento centinaia di tonnellate di bombe seminando lutti in tutta la città. Ogni famiglia agrigentina ha un parente o un amico che ha perso la vita in quelle tragiche ore. I morti furono circa trecento, tra essi anche mia nonna Rosa. Fu necessario o fu un inutile accanirsi contro difese italiane ormai in disarmo. 

Ci sono studiosi - come ad esempio il collega Salvatore Fucà - che propende per la seconda ipotesi: ormai non era più necessario, la resa era vicina a prescindere. Lui ha comunque scritto un bel saggio che merita una lettura.

Ma il punto non è fare una analisi storica che qui non tocca a noi. Il punto è rilevare come la nostra memoria sia troppo corta e una comunità che non riafferma la propria storia difficilmente potrà sperare in un futuro. Lo dico perché anche quest'anno tra le decine di piccoli e grandi avvenimenti o eventi nonc'è alcuna commemorazione per quelle trecento persone morte senza un vero perché. Due anni fa - ma l'«anniversario» era tondo (il 70°) ci furono due giornate di convegni e pure l'apposizione di una targa alla Batiola, nel centro storico di Agrigento, laddove molte delle trecento persone persero la vita cercando di sfuggire alle bombe. Peccato sia andata così nella città dove persino il «compleanno» di Luigi Pirandello viene dimenticato o quasi e dove ci si accapiglia perché una turista francese con mezza tetta di fuori viene cacciata via dal teatro da un usciere del Comune più realista del re che anziché mettere buon senso ha scelto la strada della rigidità per il solo terrore di sbagliare.

Quelle bombe del '43 dimenticate

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