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Giovedì, 28 Marzo 2024
Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

Angelino, ma che ti succede?

Mi sembri un po' confuso forse perché ti stai giocando la battaglia per la successione e hai la Santanché alle calcagna. Ma, se ti fermi un attimo a riflettere, puoi ancora tornare quello che ci piaceva tu fossi

La prima volta che ho visto fare politica attiva ad Angelino Alfano fu nel 1994 o 1995 quando in viale dei Pini, dove all'epoca c'era uno dei locali "notturni" di San Leone più frequentati, si mise a raccogliere le firme per il dissalatore. Mi convinse, e ovviamente firmai. Poi un'altra volta lo sentii parlare nel 2001 nel corso di un Consiglio comunale straordinario che doveva discutere delle ruspe nella Valle dei Templi. All'epoca era ancora un parlamentare regionale e nell'aula consiliare, quando prese la parola, si vide subito - e non me ne vogliano gli altri - che era non una ma due o tre spanne sopra gli altri. Non c'era paragone. Un fuoriclasse, come ama definirlo, ancor oggi, un mio amico. Tornai a casa e dissi subito: questo diventerà ministro. Come tutti sanno, avevo ragione (ma non era difficile indovinare).

Ora sto guardando gli ultimi sei mesi e mi chiedo: ma che gli succede? Passi la figuraccia per le primarie del Pdl che ha digerito inghiottendo un rospo grande quanto la sua superaccessoriata bicicletta. E ci sta: se scende in campo Silvio, lui non può che obbedire (nel Pdl, per Statuto, funziona così). Poi la battaglia su Imu e Iva: prima vota sì, insieme al suo partito e alla maggioranza Monti e poi ne dice peste e corna con una inversione a U da ritiro della patente. Vabbè, ci sta: è la campagna elettorale, bellezza.

Ora tocca "auscultare" il suo assordante silenzio alle parole di Papa Jeorge Bergoglio che ha urlato la sua rabbia sul tema della immigrazione e della "globalizzazione dell'indifferenza". Vabbè che il Pontefice ha chiesto che le cosidette autorità non andassero a Lampedusa ma, vivaddio, sei pur sempre il ministro dell'Interno ed è la tua materia. E il bello è che magari domani sarai anche tu dietro la vara di San Calogero, un santo nero, un immigrato.

Tralascio la storia della signora kazaca che, senza consultarti con nessuno, stavi rispedendo in patria facendo un favore a un dittatore (certo, amico del presidente del tuo partito, ma pur sempre un dittatore tipo Kim Jong Un quello della Corea del Nord). Anche qui hai ingerito un rospone. Angelino, mi sembri un po' confuso forse perché ti stai giocando la battaglia per la successione e hai la Santanché alle calcagna. Ma, se ti fermi un attimo a riflettere, puoi ancora tornare quello che ci piaceva tu fossi. Come quello che al viale dei Pini raccoglieva le firme per fare il dissalatore e che in Consiglio comunale "stunava" a tutti con le parole. Poi magari potresti dedicarti di più ad Agrigento e non solo all'Akragas.

Angelino, ma che ti succede?

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