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Sabato, 20 Aprile 2024

Andrea Cassaro

Giornalista

Opportunità di riscatto, ma ora mostriamoci “civili” senza lotte fratricide

Vittoria che ha il sapore di un incoraggiamento: l’invito ad accarezzare un sogno che non deve necessariamente infrangersi

Da quei templi incastonati nella collina non abbiamo mai tratto pienamente vantaggio perché siamo stati troppo impegnati a lamentarci. Nella maggior parte dei casi giustamente, non lo si può certo negare. Ci siamo sempre scontrati per invidie da strapazzo, tipiche di chi alimenta guerre tra poveri. Ma ora sarebbe il caso di mettere da parte queste nostre naturali “inclinazioni” di cui siamo maestri e rimboccarci le maniche, ognuno con il proprio ruolo, piccolo o grande che sia.

Agrigento, la cui bellezza è stata decantata nei secoli da intellettuali e viaggiatori illustri, questa volta non deve essere per forza etichettata come una città “stracciona”, sporca, disorganizzata, accogliente solo nelle intenzioni e poco invitante nel suo mostrarsi in stato di abbandono. Questa volta non è il caso di lamentarsi, bisogna sì puntare il dito su tutto quello che non funziona ma con intenzioni propositive e non provocatorie.

Se siamo diventati Capitale italiana della cultura è perché qualcuno che dimora nelle alte sfere ci sta “incoraggiando” ad accarezzare un sogno che non deve necessariamente infrangersi. Ricordiamoci che Agrigento ha qualcosa che si chiama Valle dei templi, ma anche tanto altro. E questo deve necessariamente fare differenza, deve avere un peso a livello nazionale. Non può metterci sullo stesso piano di Catanzaro, L’Aquila o Viterbo. Già questo basterebbe eccome ad essere privilegiati da chi ha il potere di destinare risorse e di investire.

Ci stanno invitando, esortando a sforzarci di essere più “civili” nel significato più puro del termine, ma anche più collaborativi, a non guardare solo il proprio giardino come abbiamo sempre fatto e a cooperare per il bene comune. 

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La politica, chi ci amministra, avrà il compito più gravoso nel portare avanti questo titolo che non deve trasformarsi in fardello? Certamente sì, ma non basta. Ogni singola persona metta da parte la propria superficialità e dimentichi quel solito luogo comune secondo cui “una goccia in mezzo all’oceano non può fare differenza”. Partiamo semplicemente dal rispetto per l’individuo ma senza individualismo, cominciamo a prenderci cura di ciò che appartiene a tutti, fuori dal nostro giardino. Non è necessario fare esempi pratici perché si è capito a cosa ci si riferisce.

Scriviamo meno post sui social e diamo un contributo piccolo ma concreto. Non consumiamoci in lotte fratricide. E chi ogni giorno si espone per puntare il faro su disservizi, storture ed ingiustizie lo faccia senza perseguire la visibilità personale, ma credendo esclusivamente all’utilità collettiva della propria azione.

Questa vittoria potrebbe apparire come un digestivo servito a dei commensali che non hanno ancora mangiato? Può anche essere. Ora però impegniamoci a preparare il pranzo.

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