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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lo studio

Trovati metalli tossici in 60 bevande consumate comunemente

Una ricerca americana ha riscontrato in succhi di frutta, alcuni tipi di latte a base vegetale e bibite gassate livelli di arsenico, cadmio e piombo pericolosi per la salute

I metalli pesanti sono normalmente presenti in natura: nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera. Ma possono anche essere spostati da questi siti attraverso alcuni processi industriali, l’incenerimento di rifiuti, il traffico delle auto e pratiche agricole. L'uomo cosi' può esserne esposto attraverso l’aria e l’ingestione di acqua o di cibi contaminati (ad oggi la via di esposizione alimentare sembra essere la più rilevante). Poiché questi metalli hanno la capacità di legarsi alle strutture cellulari in cui si depositano, impedendone il corretto funzionamento, se si accumulano nel tempo nell’organismo possono danneggiare il cervello, il fegato, i reni e le ossa, causando malattie croniche oltre a fenomeni irritativi, intossicazioni, fino ad un’azione cancerogena. Pertanto  le autorità regolatorie per la tutela della salute pubblica hanno stabilito nei singoli Paesi valori massimi di alcuni contaminanti, tra cui i metalli pesanti, presenti nei prodotti alimentari, prevedendo limiti di legge in alcune tipologie di alimenti.

A contenere metalli pesanti sono soprattutto i cereali e derivati, le verdure e gli ortaggi, le patate, i crostacei e i molluschi, e i pesci. Ma ora un nuovo studio americano dell’Università della Tulane University ha scoperto che anche alcune bevande analcoliche come succhi di frutta, latte a base vegetale e bibite gassate possono contenere livelli pericolosi per la salute. I ricercatori hanno analizzato in particolare 60 tipi di bevande e scoperto che queste contenevano livelli di arsenico, cadmio e piombo, superiori degli standard per l’acqua potabile stabiliti dall’EPA (Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Un dato su cui riflettere se si considera che bevande come succhi di frutta, latte vegetale (ad es. latte di mandorle e avena), bevande gassate, bevande energetiche e tè sono ampiamente consumate a livello globale, e in buona parte dai bambini (i succhi di frutta). "È sorprendente che ci siano così pochi studi sulle sostanze tossiche ed essenziali presenti nelle bevande analcoliche - ha detto l’autore principale dello studio, Tewodros Godebo -. Questi risultati creano una consapevolezza importante e spingono ad avviare nuove indagini". I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Food Composition and Analysis.

Lo studio americano

I ricercatori della Tulane University, in Louisiana, hanno acquistato nei supermercati e negozi al dettaglio di New Orleans 60 bevande analcoliche (in commercio in tutti gli Stati Uniti), tra cui succhi di frutta singoli e misti, latte vegetale, bevande gassate e tè. In queste bevande hanno misurato 25 diversi metalli tossici e oligoelementi, e scoperto che cinque delle 60 bevande analizzate contenevano livelli di metalli tossici superiori agli standard federali per l’acqua potabile. In particolare, hanno riscontrato in due succhi di frutta misti livelli di arsenico superiori allo standard di 10 microgrammi/litro. Mentre un succo di mirtillo, un succo misto di carota e frutta e un latte di avena presentavano livelli di cadmio superiori allo standard di 3 microgrammi/litro.

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Succhi di frutta e latte a base vegetale sono le bevande più pericolose

In totale, 7 dei 25 elementi misurati dai ricercatori nel loro studio superavano gli standard dell’acqua potabile in alcune bevande, tra cui nichel, manganese, boro, cadmio, stronzio, arsenico e selenio, mentre il piombo è stato rilevato in oltre il 93% dei 60 campioni esaminati, sebbene la maggior parte contenesse livelli inferiori a 1 microgrammo per litro. Il livello più alto (6,3 microgrammi/litro) è stato riscontrato in una bevanda sportiva al lime, anche se è ancora al di sotto degli standard per l’acqua potabile stabiliti dall’EPA e dall’OMS. Nel complesso, i succhi di frutta misti e il latte a base vegetale, tra cui quelli di avena e di mandorla, contenevano livelli più elevati di metalli tossici rispetto alle altre bevande analizzate nello studio. 

I bambini corrono i rischi maggiori 

Le bevande analcoliche campionate sono solitamente consumate da un adulto in quantità minori rispetto all'acqua, dunque i rischi per la salute sono probabilmente bassi. A correre maggiori rischi sono i più piccoli perchè consumano maggiormente queste bevande, in particolare i succhi di frutta. "Pertanto - ha affermato Godebo -, i genitori dovrebbero evitare di dare ai loro bambini bevande come succhi di frutta mista o latte a base vegetale in grandi quantità. L'arsenico, il piombo e il cadmio sono noti agenti cancerogeni e ben noti per causare danni agli organi interni e danni cognitivi nei bambini, specialmente durante lo sviluppo cerebrale precoce".

Cadmio e arsenico: come danneggiano l’organismo

Il cadmio è un metallo presente in alte concentrazioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo. La fonte principale di esposizione per l’uomo è rappresentata dalla dieta. Essendo in grado di mimare il comportamento di elementi essenziali, come il calcio, all’interno del nostro organismo attraversa le membrane biologiche, e una volta assorbito, si deposita nei tessuti di organi come il fegato, i reni e l’intestino rimanendoci per lungo tempo (sono necessari tra i 10 e i 30 anni per eliminare il 50% del cadmio assorbito). I suoi principali effetti avversi sono: tossicità sui reni poichè si accumula al loro interno e demineralizzazione delle ossa con effetti anche sul metabolismo del calcio e della vitamina D. Anche l’arsenico è un metallo naturale che si può trovare facilmente nell’acqua potabile e negli alimenti (in particolare nel pesce e nei frutti di mare). L’esposizione a lungo termine ad alti livelli può provocare disturbi della pelle, un aumento del rischio di diabete, ipertensione e diversi tipi di cancro.

Piombo: come danneggia l’organismo

Il piombo è anch’esso un metallo naturale, presente soprattutto in latte e latticini, carni, cereali e legumi, ortaggi, prodotti ittici ma anche nell’acqua. Alla ‘via alimentare’ si somma il quantitativo accumulato nell’organismo a causa di aree inquinate e di processi produttivi. Una volta assorbito questo metallo viene trasportato dal sangue e distribuito a cervello, fegato e reni e ossa, dove persiste per oltre 30 anni. Nell’adulto l’esposizione cronica causa danni a quasi tutti i sistemi dell'organismo: sistema ematopoietico, cardiovascolare, renale, endocrino, gastrointestinale, immunitario, riproduttivo e nervoso. Ma per i bambini i rischi sono piu' gravi. Nella fase dello sviluppo del cervello (dalla formazione del feto) l’esposizione ha un effetto neurotossico con danni irreversibili, anche a bassi livelli. Può inoltre causare una perdita progressiva dell’udito, affaticamento e lentezza cronica, deficit dell’apprendimento e riduzione del quoziente intellettivo.

Prospettive future di ricerca

Secondo i ricercatori la maggior parte di questi elementi trovati nelle bevande presumibilmente provengono da terreni contaminati. "Pertanto - ha detto Godebo -, sono fondamentali normative e controlli ambientali per diminuirne la presenza, in modo da ridurre i rischi per l'uomo. Tuttavia - continua -, nella tossicità è il dosaggio che spesso fa la differenza, quindi se il consumo di queste bevande è moderato, non c'è motivo di allarmarsi".

Il prossimo passo dei ricercatori sarà ora quello di condurre un'analisi del rischio basata sui dati raccolti per conoscere gli impatti dell'assorbimento di metalli tossici da parte di bambini e adulti. "Siamo curiosi di continuare a esplorare cosa c'è nelle nostre bevande e nei cibi venduti ai consumatori", ha concluso Godebo.

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