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Venerdì, 29 Marzo 2024
Fenomeno cognitivo complesso

Balbuzie, come e quando può comparire in età adulta

"Spesso la si associa a un disturbo puramente del linguaggio o a una difficoltà di natura psico-emotiva. Ma è un fenomeno cognitivo complesso e multifattoriale che impatta su più aspetti della persona". L'intervista a Valentina Letorio, psicologa del Centro Medico Vivavoce

I problemi nel parlare mostrati da Fedez in un video pubblicato qualche giorno fa sui social, ha subito fatto pensare alla balbuzie. Il rapper ha poi chiarito in una serie di stories che questi tic nervosi alla bocca che gli impedivano di parlare in maniera libera erano un effetto collaterale di un antidepressivo prescritto a gennaio.

Fedez non ha dunque sofferto di balbuzie, ma vogliamo ugualmente cogliere la sua vicenda come spunto per approfondire insieme alla dott.ssa Valentina Letorio, psicologa e responsabile della Clinica Area Balbuzie del Centro Medico Vivavoce, un disturbo che riguarda ben 1 milione di italiani, di cui 150.000 bambini e adolescenti. Quando si pensa alla balbuzie, spesso si immagina che sia una manifestazione di uno stato emotivo difficile da gestire, mentre il Manuale Diagnostico e Statistico Dsm-5 specifica che l’ansia è, talvolta, solo una conseguenza e non la causa del disturbo stesso. Ma vediamo allora quali possono essere le cause, e quando la balbuzie può manifestarsi in età adulta.

Dott.ssa Letorio, cos’è la balbuzie?

“La balbuzie è molto di più di un disturbo linguistico o di una difficoltà esclusivamente di natura psico-emotiva, è un fenomeno cognitivo complesso e multifattoriale che impatta su più aspetti della persona, toccando la sfera motoria, verbale, emotiva e anche comportamentale”.

Con quali manifestazioni verbali e non verbali può presentarsi la balbuzie?

“Sul piano verbale la balbuzie può manifestarsi non solo con il classico tartagliare, il prolungamento del suono, il blocco nella voce, di cui ci si può accorgere facilmente, ma anche con l’utilizzo di sinonimi, intercalari, giri di parole per esprimere un concetto immediato, così come pause durante le quali si prende tempo e si finge di pensare a cosa dire. Ma oltre alle manifestazioni verbali c’è anche un aspetto che non si vede della balbuzie: le manifestazioni non verbali e, in particolare, le “non azioni”, cioè il sottrarsi dal fare qualcosa. La balbuzie, infatti, può arrivare a coinvolgere l’intera vita di una persona arrivando a condizionarne le scelte, i pensieri, le emozioni e i comportamenti. Spesso chi balbetta tende a procrastinare, rinunciare o delegare in determinati contesti di vita per paura di essere giudicato per il modo in cui parla”.

Perché si inizia a balbettare? Quali possono essere le cause?

“Spesso si pensa, erroneamente, che la balbuzie dipenda dall’ansia, e che colpisca le persone più introverse, ansiose ed emotive. Ma in realtà per comprendere davvero ed intervenire su questa fatica dobbiamo andare più in profondità, a livello neurologico, in quanto la balbuzie coinvolge aspetti sensoriali e motori legati alla programmazione e alla produzione del linguaggio, ed è correlata ad attivazioni psico-fisiologiche ben precise. Recenti studi evidenziano altresì un coinvolgimento del sistema dopaminergico (che comprende le vie nervose che utilizzano il neurotrasmettitore dopammina). Fattori quali ansia e stress sicuramente vanno ad incidere sulla balbuzie, in quanto possono aggravarne le manifestazioni o in alcuni casi fungere da “catalizzatori” del disturbo stesso, ma non possono essere considerati la causa di questa fatica”.

Ci sono soggetti più predisposti?

“Studi in ambito scientifico, per esempio su coppie di gemelli, casi di adozioni, ecc, hanno contribuito ad evidenziare la presenza di una componente genetica importante nel determinarsi della balbuzie, portando a supporre che esista una “predisposizione” o quanto meno una “famigliarità” allo sviluppo del disturbo trasmessa per via genetica, con la quale interagiscano anche altri fattori. Non è però ancora stato identificato cosa esattamente venga trasmesso: potrebbero essere anomalie nella struttura biochimica, differenze strutturali o differenze nell’attività cerebrale correlata al linguaggio o alle abilità motorie”.

Questo disturbo è un fenomeno molto comune in età infantile e adolescenziale, ma può presentarsi anche tardivamente. Come e perché compare in età adulta?

“Tipicamente la balbuzie si caratterizza come un disturbo del neurosviluppo, ovvero compare ed inizia a svilupparsi in età evolutiva, mediamente intorno ai 33 mesi di vita e può permanere a lungo se non regredisce spontaneamente in età prescolare. Sono rari, pertanto, i casi in cui la balbuzie compare tardivamente, nello specifico in età adulta. In questi casi si può supporre che qualche manifestazione fosse già presente nel passato (in infanzia o in adolescenza), ma in misura molto lieve e situazionale e pertanto “sottovalutata” o non riconosciuta come effettiva balbuzie. In concomitanza di un periodo di forte stress la balbuzie potrebbe allora essere ricomparsa anche a distanza di anni, con maggiore intensità e destando così preoccupazione ed allarme nella persona stessa. Oltre a questa fattispecie, ne esiste altresì un’altra, molto rara: la balbuzie psicogena. È una forma di balbuzie “reattiva”, presenta un esordio improvviso, anche molto tardivo, e si sviluppa in persone con comorbidità a livello psichiatrico o che hanno subito gravi e reali traumi nella propria vita”.

Come viene tratta la balbuzie?

“Storicamente, quando parliamo di balbuzie la associamo a un disturbo puramente del linguaggio o a una difficoltà di natura psico-emotiva. In questo caso, gli interventi clinici sono mirati ad aspetti fisiologici legati alla respirazione e alla produzione del suono o ad aspetti di natura psicologica legati alla gestione dell'ansia e alla regolazione delle emozioni. In realtà, con la balbuzie siamo di fronte a un fenomeno molto complesso, che non tocca solo un aspetto della persona, ma la coinvolge nella sua totalità. A partire sì da aspetti puramente verbali, ma fino ad arrivare a componenti di natura motoria, cognitiva, comportamentale e psico-emotiva”.

Il Centro Medico Vivavoce utilizza il metodo Muscarà Rehabilitation Method for Stuttering. Di cosa si tratta?

“Il Metodo MRM-S si basa sulla conoscenza e sull’apprendimento di tutti i pattern di attivazione muscolare corretta atti alla produzione verbale e prevede una costante verifica della loro efficacia anche in contesti di vita quotidiana ed in situazioni stressanti per il paziente. Il metodo adottato dal Centro Medico Vivavoce, ideato dal suo fondatore, il dott. Giovanni Muscarà, prevede una presa in carico personalizzata del paziente sulla base del suo livello di difficoltà di partenza, dell’età e dei bisogni specifici, e la sua efficacia è stata dimostrata scientificamente”.

Si può guarire definitivamente dalla balbuzie?

"Per una riabilitazione di successo della balbuzie a lungo termine, è necessario un approccio a 360° sulla persona che vada a intervenire sulle diverse componenti. Ma la vera domanda è: “Cosa significa superare la balbuzie?”. Non è solo una questione di “perfezione estetica” e di non avere più ripetizioni o piccole incertezze nell’eloquio, ma è raggiungere la libertà, è riuscire ad eliminare pian piano quel filtro, quel condizionamento, che la balbuzie frappone tra una persona e il mondo esterno e che ne limita la quotidianità. In ogni caso, trattandosi di un percorso riabilitativo, il superamento della balbuzie dipende dal punto di partenza, dalla presenza o meno di comorbidità e dagli obiettivi che ognuno si pone nel percorso”.

Dott.ssa Valentina Letorio, responsabile della Clinica Area Balbuzie del Centro Medico Vivavoce

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