Madre snaturata
“Perché, se anche gli altri due figli erano illegittimi, solo il terzo ella odiava, fino a rischiare di procurarne la morte?”, questo si chiedevano tutti ad Agrigento quando si seppe il caso della “madre snaturata”
“Perché, se anche gli altri due figli erano illegittimi, solo il terzo ella odiava, fino a rischiare di procurarne la morte?”, questo si chiedevano tutti ad Agrigento quando si seppe il caso della “madre snaturata”
La notte tra il 4 e il 5 luglio 1922 fu una delle più amare per l’onorevole Giovanni Guarino Amella. Fino a quel giorno le aveva vinte tutte. Ma quella notte i tammurinari di San Calò a Girgenti non suonavano per lui, ma per il “pescecane”, come lo chiamava lui, l’ex onorevole di Licata Arturo Verderame
Quattro “infelici ragazzi" ( il più piccolo di anni nove e il più grande di anni 13) rimasti tra le macerie e soffocati dal gas, morivano, insieme ad un giovane di 23 anni
I momenti del lungo sequestro di uno dei più facoltosi proprietari di Sciacca, il settantaquattrenne Calogero Parlapiano (Archivio di Stato inventario 10 fascicolo 12). Fu una delle imprese più clamorose del bandito saccense Vincenzo Capraro, ma più celebre il conclusivo e inatteso colpo di scena.
Dopo un lungo e complesso dibattimento, i giudici di Girgenti condannarono diverse balie a nove mesi di reclusione e alla multa di lire trecento in quanto colpevoli di truffa continuata di somme imprecisate e per un periodo di tempo imprecisato in danno dell’amministrazione provinciale
All'incredulo presidente del Tribunale Filippo Diaz, Gerlanda spiegò che non era pazza, né delinquente, ma disperata e ammise - come ci dice la sentenza - che "era vero aveva rotto lei quei fanali, ma l'aveva fatto perché ammalata e sperava con questo atto essere dopo che fosse stata arrestata, rimessa ad un ospedale ". Il vecchio giudice ne aveva viste tante il quella città di matti, ma una cosa come questa…Possibile che una onesta donna fosse costretta a farsi chiudere in galera per farsi curare ?
Dopo il delitto, l’omicida partì per la Francia e due suoi parenti buttarono il cadavere della povera Raja nel profondo crepaccio di una collina e dissero a sua madre che i due sposini erano partiti insieme per fare fortuna in Francia
In provincia di Agrigento, già all'inizio del secolo scorso, non mancarono le ragazze, spesso anche minorenni, che senza indugio, dopo aver subito violenza, sfidando anche le minacce di morte, si presentavano ai regi Carabinieri
La storia di molte famiglie della provincia agrigentina è attraversata da simili minacce. Riferendosi sempre a quegli anni, lo storico agrigentino Giuseppe Picone registra nella sua opera più celebre (Memorie storiche agrigentine): “Qui (a Girgenti) sono frequenti i precetti di scrocco
I giudici della Corte di Assise di Girgenti, sentiti i molti testimoni e considerando la giovane età dell'omicida, con sentenza del primo luglio 1864 lo condannarono a sette anni di prigione. Ma costui era ormai latitante
Tutto cominciò quando il Sindaco di Racalmuto, l’avvocato Gioachino Savatteri, ordinò ai muratori di togliere le croci che formavano il luogo detto il Calvario e di custodirle nella Chiesa della Madonna del Monte
La scena del delitto è un negozio di oreficeria, nel salotto buono della città, in via Atenea, alta, al numero 230. La morta era la signora Rosalia Lauricella, la proprietaria. Una vecchietta mite di 76 anni. Accanirsi così, su un essere così indifeso e innocuo, è da belve
Andavano adesso applicate le "novelle disposizioni" e puniva il tentato omicidio comminando al responsabile quindici anni di lavori forzati, l'interdizione dai pubblici uffici e alle spese. Ma il delinquente era ormai latitante da tempo
Per giorni si discusse sul "fatto" in tutta Girgenti, e più se ne parlava più la gente cominciava a vivere nella paura che c'era in giro un folle che tagliava la testa ai bambini. Poi, finalmente, si seppe che a Favara avevano accusato di quell'infanticidio una tale Verona Giovanna...
Quel vociare sembrò al povero Francesco il solito concitato scambio di battute che avveniva ad ogni cambio di guardia. Poi però si sentì chiamare per nome e distinse che qualcuno gli chiedeva di uscire. "Un minuto"- gridò il giovane - che mi metto le scarpe". "Ma che scarpe", gli risposero, "vieni fuori, subito"...