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Martedì, 23 Aprile 2024
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Rotary, Teresi racconta il processo sulla trattativa fra Stato e mafia

Il magistrato che coordinò il pool di pm che ha rappresentato l'accusa, ha rivelato i retroscena

Di una sentenza si può parlare in modo sociale, non solo tecnico. A farlo, nel primo caminetto dell’anno sociale 2019-2020 del Rotary Club Agrigento, è stato Vittorio Teresi oggi sostituto presso la Procura della Repubblica di Palermo ed ex componente - su invito di Giovanni Falcone - del noto pool antimafia ed attualmente presidente del Centro studi Paolo e Rita Borsellino di Palermo.

Dopo il saluto del Presidente del club Tommaso Scribani, dei presidenti dei club di Aragona e Ribera, Vittorio Teresi ha raccontato il dietro le quinte del cosiddetto processo sulla “Trattativa Stato-mafia”.

Il processo sulla “Trattativa” è durato cinque anni e si è concluso con condanne a pene comprese tra 8 e 28 anni di carcere. Teresi, procuratore aggiunto, coordinava l’accusa. Processo difficile, delicato, contrastato, ma pur sempre un processo. Molti ne hanno criticato l’impostazione, ritenendola anomala. Svolto in Corte d’Assise, con due giudici togati e sei giudici popolari, il reato contestato non è stato mai veramente ampiamente diffuso dalla grande stampa.

Al centro del processo l’attività di alte sfere militari nazionali, che avevano cercato l’intercessione di influenti e discussi soggetti politici per prendere contatti con il gotha del potere criminale mafioso dell’epoca.

"Strumentalmente - spiegano gli organizzatori - il processo venne definito sulla “trattativa” per ridurne, anche lessicalmente, l’importanza. Perché “trattare” non può essere comunemente considerato reato. Tuttavia nella sentenza di primo grado emessa si ribadisce che, se è pur vero che “trattare” non è reato, non è certamente neanche lecito farlo con il crimine. Specie se al di fuori dal controllo degli organi giudiziari preposti".

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