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Giovedì, 25 Aprile 2024
L’iniziativa

“Odessa steps. La scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”: progetto del Polo universitario in vetrina a Nuoro

Dal 3 marzo una mostra che illustra i risultati ottenuti attraverso una ricerca scientifica internazionale che ha raggiunto l’Ucraina: disegni planimetrie e un modello della celebre scalinata

Dal 3 marzo, al museo MAN di Nuoro in Sardegna, sarà aperta al pubblico una mostra di cui è protagonista il Polo territoriale universitario di Agrigento che ha condotto una ricerca scientifica internazionale capace di raggiungere l’Ucraina. La vetrina s’intitola “Odessa steps. La scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”. Il Polo territoriale universitario, per questo progetto, ha collaborato con l’Università degli studi di Palermo, il National University Lviv Polytechnic e l’Archivio dello Stato della regione di Odessa.

Tutto questo si traduce in una esposizione di disegni forniti eccezionalmente dall'Archivio di Odessa, di planimetrie originali in prestito da prestigiosi istituti italiani fra cui la biblioteca nazionale Centrale di Firenze e l'Archivio storico di Torino oltre alla ricostruzione dei disegni e di un modello in scala di cinque metri realizzati dai ricercatori del Polo territoriale universitario di Agrigento.

Viene così alla luce “Odessa Steps. La Scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”. Un progetto espositivo, a cura del presidente del Polo territoriale universitario, Giovanni Francesco Tuzzolino e Federico Crimi, con il contributo di Paolo De Marco.

Una mostra inedita e importante dedicata alla storia e al mito della scalinata di Odessa, rinominata dalla cultura popolare la “Scalinata Potëmkin” in seguito alla fortuna del celeberrimo film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, “La corazzata Potëmkin” del 1925.

Ad un anno esatto dall’inizio dei conflitti in Ucraina i riflettori del Polo universitario si accendono su Odessa. “La scalinata Potëmkin – afferma il presidente del Polo universitario e curatore della mostra, Giovanni Francesco Tuzzolino - esprime tutto questo: l’uomo e la sua poetica dell’abitare. Si offre come simbolo di una bellezza senza tempo da opporre alla tragica inconciliabilità della morte e del conflitto che affliggono l’Ucraina in questi giorni. Il gemellaggio con istituzioni ucraine assume, in quest'ottica, un valore di sostegno e vicinanza culturale e civile. La mostra è frutto della convenzione che il Polo ha sottoscritto con il museo sardo”.

Il progetto originario della scala, monumentale cerniera di congiunzione fra il mare e la città, fu siglato, negli anni trenta dell'Ottocento, dall'architetto Francesco Carlo Boffo (1796-1867) la cui biografia è rimasta per decenni avvolta nel mistero, in bilico fra una tradizione orale che lo legava alla Sardegna e nuovi tasselli documentari che la mostra oggi rivela lungo il percorso, grazie a recenti scoperte d'archivio.

“Quella di Francesco Carlo Boffo – aggiunge Tuzzolino - è una figura di grande interesse, sia per la sperimentazione architettonica di temi legati allo spazio urbano, sia per il suo ruolo di interprete della cultura architettonica italiana, già vivissima fra Russia e Ucraina sin dalla ricostruzione del Cremlino di Mosca nel Rinascimento, e che ha conferito alla multiculturale Odessa, crogiolo di varie culture e città cosmopolita oltre che porto franco, quell'inconfondibile volto classico tradito altresì dalla scelta di un nome greco per la città”.

Il MAN, in collaborazione con il Polo territoriale universitario di Agrigento, approfondirà per la prima volta l’opera dell’architetto, sottolineando l’apporto offerto nella costruzione dell’identità architettonica e urbana di Odessa, insieme all'affascinante vicenda umana e artistica sospesa fra la leggenda dei suoi natali sull'isola e le reali origini svizzero ticinesi, terreno fecondo per molti architetti cresciuti poi in Italia e nei suoi centri di cultura accademica, fortemente legati alla disciplina del progetto.

Ma la storia di Boffo e della “sua” scalinata non poteva non intrecciare quella di una pellicola che ha reso universalmente noto questo panorama agli occhi del pubblico del Novecento, trasformando un capolavoro dell'architettura dell'Ottocento in un'icona del grande schermo, complice il montaggio serrato, violento e drammatico della famosa sequenza di Ėjzenštejn, scolpita nell'immaginario comune.

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