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Giovedì, 28 Marzo 2024
Licata Licata

"Rapina con sprangate al volto", 4 condanne ma cade l'accusa di tentato omicidio

Il giudice ha inflitto pene fra i 3 anni e mezzo e i 6 anni e mezzo ma l'imputazione è stata riqualificata in lesioni aggravate

La spedizione punitiva ci fu ma non con l’intenzione di uccidere - anche se ci arrivarono molto vicini - ma di ferire. Queste le conclusioni del giudice dell’udienza preliminare Stefano Zammuto che ha condannato i quattro imputati, rumeni di origine ma da sempre residenti nell’Agrigentino, accusati di avere brutalmente picchiato con una spranga un connazionale dopo averlo costretto a seguirlo in un casolare isolato.

Si tratta di Joan Mindirigiu, 38 anni, residente a Ravanusa; Gheorghe Bodgan Tanase, 20 anni di Licata; Alin Dragos Rauta, 30 anni, di Grotte; e Iosif Dobrea, 37 anni, anche lui di Grotte. Sei anni e mezzo di reclusione sono stati inflitti a Mindirigiu e Dobrea. Tre anni e mezzo a Tanase e Rauta. L’accusa di tentato omicidio, come sollecitato anche dai difensori (il collegio difensivo durante il processo è stato composto dagli avvocati Angela Porcello, Luigia Di Fede, Angelo Benvenuto e Giuseppe Zucchetto) è stata riqualificata in lesioni aggravate. Condanna anche per i reati di rapina e violenza privata. All’origine della violenta spedizione punitiva, avvenuta a Licata il 17 dicembre del 2016, ci sarebbe una precedente aggressione ai danni del fratello di Mindirigiu di cui il connazionale era sospettato esserne l’autore.

L’uomo, quindi, per vendetta, sarebbe stato bloccato dai quattro imputati alle prime luci del giorno in corso Serrovira: Mindirigiu gli avrebbe coperto il volto con una coperta e gli altri tre lo avrebbero strattonato per costringerlo – da lì l’accusa di violenza privata – a seguirlo all’interno dello scalo ferroviario, luogo lontano da occhi indiscreti. Lì sarebbe stato massacrato a sprangate alla testa e al viso. I medici gli riscontrarono svariate lesioni ed ematomi e in un primo momento si riservarono sulla prognosi perché i traumi al cranio misero a rischio la sua stessa sopravvivenza. Dopo alcune terapie il quadro clinico migliorò e fu dichiarato fuori pericolo, con una prognosi di trenta giorni “salvo complicazioni”. Secondo gli inquirenti i quattro lo avevano colpito per ucciderlo e non solo per ferirlo. Contestata anche l’aggravante dei motivi abietti. L’accusa di rapina scaturisce dal fatto che gli avrebbero sottratto il portafogli con all’interno 1.500 euro in banconote da 50 e 100 euro oltre al telefono cellulare che teneva con sè.

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