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"Pressioni per fare assumere i figli a Girgenti Acque", ex sindaco in Cassazione

Angelo Graci, a capo negli anni scorsi della giunta comunale, chiede di annullare la condanna a 4 mesi per istigazione alla corruzione

L’assunzione dei figli in cambio della consegna degli impianti idrici: approda in Cassazione, a distanza di meno di un anno dal verdetto in Corte di appello, il processo in cui è imputato l’ex sindaco di Licata, Angelo Graci, condannato nei primi due gradi di giudizio a quattro mesi di reclusione per l’accusa di istigazione alla corruzione.

“A me interessa sistemarli questi due ragazzi”: questa la frase che Graci, durante le trattative per la restituzione degli impianti idrici a Girgenti Acque, necessaria dopo la privatizzazione del servizio, avrebbe pronunciato rivolgendosi all’amministratore delegato dell’epoca Giuseppe Giuffrida.

Secondo la Corte di appello presieduta dal giudice Gabriella Di Marco (consiglieri Donatella Puleo e Massimo Corleo) Graci avrebbe approfittato del suo ruolo istituzionale prospettando una “contropartita” all’amministratore del colosso imprenditoriale che in quel periodo era in difficoltà per l’ostracismo, secondo gli inquirenti a tratti non solo politico, dei vari Comuni che non volevano restituire gli impianti del servizio idrico.

Graci avrebbe pronunciato quella frase il 5 febbraio del 2009 non sapendo che il colloquio era registrato da Giuffrida che, mesi prima, si era presentato alla squadra mobile raccontando di avere subito pressioni indebite dopo la privatizzazione del servizio idrico. Nell’inchiesta furono coinvolte una ventina di persone. I processi hanno avuto esiti diversi. 

Il 9 novembre i difensori di Graci, gli avvocati Salvatore Re e Gianfranco Pilato, chiederanno in Cassazione l'annullamento della condanna. 

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