"Tentò di uccidere ex marito della sua nuova compagna", a sparare è stata una sola pistola
In aula, al processo a carico di Gianluca Scaccia, sono stati ascoltati due marescialli del Ris
“L’arma utilizzata è stata una, i proiettili hanno impattato contro una superficie molto dura perché sono estremamente deformati e le tracce di sangue sugli indumenti sequestrati alla vittima appartengono a una sola persona di razza caucasica, quindi europea”. Due marescialli del Ris, che hanno lavorato sul caso del tentato omicidio di Vincenzo Curto, aggiungono tasselli nella ricostruzione della vicenda.
Maresciallo ricostruisce in aula le indagini
Il processo è quello a carico di Gianluca Scaccia, trentaquattrenne accusato di tentato omicidio ai danni di Curto che sarebbe stato preso a pistolettate, il 26 giugno del 2017, per motivi di gelosia. Pare, in particolare, che l’imputato (difeso dall’avvocato Angela Porcello) temesse che Curto, ex marito della sua nuova compagna, riprendesse una relazione con lei. Ieri mattina, davanti al collegio di giudici della prima sezione penale, presieduta da Gianfranca Claudia Infantino, sono stati ascoltati due sottufficiali. Tuttavia le tracce ematiche trovate nei pressi dell’abitazione di Scaccia, dove secondo Curto sarebbe avvenuta la sparatoria, non sono state comparate con quelle della vittima.