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"Cavi elettrici collegati alla corrente come strumento di tortura”, determinanti i racconti dei sopravvissuti

I sopravvissuti hanno raccontato: "'Sofi' colpiva in diverse parti del corpo utilizzando una cintura in cuoio e tubi di gomma. Oltre a questi oggetti, ho visto più volte 'Sofi' utilizzare sui prigionieri due cavi elettrici collegati alla corrente elettrica come strumento di tortura”. Ancora una volta, le testimonianze dei migranti tenuti prigionieri nella safe house di "Alì il libico" si sono rivelate determinanti.

La polizia di Stato ha fermato, in quanto indiziato di delitto, Gift Deji, inteso "Sofi", nigeriano, di 21 anni. Il fermo - disposto dalla Dda di Palermo - è stato eseguito, dalla Squadra Mobile di Agrigento e da quella di Crotone coordinate dal servizio centrale operativo di Roma, al Cda-Cara Sant'Anna di Isola di Capo Rizzuto.

"Torturava i migranti con cavi elettrici sperando di partire gratis", fermato nigeriano 

E' sospettato di far parte di un’associazione per delinquere di carattere trasnazionale dedita a commettere tratta di persone, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Prima di lui - sempre per le torture e sevizie realizzate, secondo l'accusa, in Libia all’interno della safe house di “Alì il Libico” dove i migranti venivano sequestrati in attesa di partire per le coste italiane - erano stati fermati: Akom Sam Eric, ghanese, e John Ogais, detto “Rambo”, nigeriano, di 25 anni. 

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