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La città saluta i padri liguorini: dopo oltre due secoli e mezzo chiude la missione di Sant’Alfonso

La crisi delle vocazioni colpisce anche la congregazione dei redentoristi che deciso di andare via

Nonostante gli appelli e le sottoscrizioni lanciate dai parrocchiani nei mesi scorsi, dopo oltre due secoli e mezzo di permanenza, la Congregazione del Santissimo Redentore ha lasciato la città di Agrigento. Il saluto della comunità  ai padri “liguorini”, è avvenuto con una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo, cardinale Francesco Montenegro,  nel giorno della festa liturgica di Sant’Alfonso de’ Liguori,  fondatore dell’ordine religioso e nella chiesa  a lui dedicata.  I “liguorini”, o “redentoristi”, furono inviati ad Agrigento proprio da Sant’Alfonso su richiesta di mons. Lucchesi  che donò loro il terreno sul quale fu realizzata e  consacrata, nel 1854,  la prima  chiesa al mondo dedicata al santo campano. Nell’agrigentino, i padri “liguorini”, oltre che nella città dei Templi  erano presenti anche a Sciacca, ma anche nel centro termale, così come ad Agrigento,  la crisi delle vocazioni e l’esiguo numero di sacerdoti disponibili, ha indotto l’istituto clericale a chiudere entrambe le missioni. Negli ultimi  venti anni, la guida della congregazione di  Agrigento è stata affidata a padre Giuseppe Russo che è stato salutato con affetto e commozione dai suoi parrocchiani.  Non è la prima volta che i “redentoristi” lasciano la città, era già successo nel 1860 e la loro assenza, in quel caso forzata, durò all’epoca,  54 anni, essendo la missione rientrata ad Agrigento nel 1914. La chiesa di Sant’Alfonso dunque passa alla gestione diretta della Curia, durante la celebrazione di commiato ai “liguorini”, è stato annunciato comunque  che l’edificio resterà aperto.
 

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