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Livatino torna a vivere nella sua stanza, don Giuseppe: "La lotta contro la mafia non è finita"

"La presenza di Livatino è una testimonianza viva. Da tutte le parti del mondo arrivano informazioni, richieste di biografie, di materiale sul servo di Dio. Così come è viva l'attenzione nei confronti della sua testimonianza e del suo esempio, così anche noi, che siamo quelli di casa, dovremmo trarne vantaggi. Come la mafia riesce ad alzare il tiro e a non essere più oggi la mafia delle lupare e delle coppole, ma riesce ad essere la mafia dei colletti bianchi, anche le istituzioni democratiche e la società civile devono saper alzare il tiro e guardare laddove oggi fa i suoi affari. Perché la mafia continua a fare i suoi affari. La lotta contro la mafia non è mai finita. Ma se non c'è l'impegno di tutti questa lotta sarà sempre più lunga. Con l'impegno di tutti questa lotta potrà portare alla vittoria della libertà, della democrazia e del progresso". Lo ha detto don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del giudice Rosario Livatino, a margine della cerimonia di inaugurazione della "Stanza della memoria". 

Inaugurata la "Stanza della memoria"

"Rosario Livatino è stato il prototipo del magistrato secondo la definizione della Costituzione, magistrato indipendente, imparziale, un magistrato serio - ha detto Salvatore Cardinale ex presidente della Corte d'Appello di Caltanissetta - . Nei rapporti con i colleghi è stato collaborativo, molte indagini sono state condotte in equipe e dal punto di vista della vita privata, Rosario Livatino era una persona integerrima, una persona che sapeva selezionare le amicizie, che evitava situazioni di imbarazzo. Era un magistrato che trattava i processi sempre con lo stesso impegno, qualunque fosse l'oggetto. Era un magistrato - ha sottolineato Cardinale - che rispettava il detenuto e l'imputato". 

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