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Ecco l'agnello di pasta reale con il cuore di pistacchio che "conquistò" due pontefici diventati santi

Ogni anno, da Favara una prelibatezza viene inviata in Vaticano. Per AgrigentoNotizie la ricetta e storia del tipico dolce

Nella simbologia cristiana, l'agnello rappresenta la  passione e la risurrezione di Gesù e nel periodo pasquale, in diverse regioni del sud Italia, si prepara un dolce proprio a forma di agnello. In Sicilia questo manicaretto che assume nomi diversi da zona in zona, è praticamente presente in tutta la regione. L'ingrediente comune a tutte le ricette è la pasta di mandorla  o pasta reale, ma quello dal cuore di pistacchio è originario solo di Favara.

Nel grosso centro agrigentino infatti i deliziosi agnelli di pasta reale, sono ripieni di una morbida pasta di pistacchio. Una tradizione d'origine incerta poichè a Favara, sulla effettiva paternità dell'agnello pasquale, ci sono almeno due ipotesi più o meno documentate. La prima è quella di un dolce di origine conventuale, preparato dalle suore del collegio di Maria. Una ricetta segreta, tramandata oralmente dalle monache e che nel tempo sarebbe uscita fuori dalle mura della "Batia" per giungere nelle case dei favaresi. 

La seconda ipotesi  invece, per come spiegato ai microfoni di AgrigentoNotizie dal decano dei pasticcieri favaresi, Nello Butticè, porterebbe ai feudatari, ovvero alle famiglie della borghesia agraria locale che avendo a disposizione un grosso quantitativo di  mandorle e pistacchi, avrebbero commissioniato un dolce con questi due ingredienti. L'arte dei pasticcieri poi avrebbe fatto il resto.

Ad avallare questa seconda ipotesi, gli studiosi hanno trovato una ricetta dell'agnello pasquale datata 1898 che è appartenuta, appunto, ad una ricca famiglia della borghesia agraria e solfifera della zona. Nel tempo, nonostante l'assenza  di un marchio di tutela e denominazione d'origine, l'agnello pasquale di Favara si è fatto conoscere e apprezzare dovunque riuscendo a varcare anche le porte del Vaticano.

Nel 1923 infatti, monsignor Giuseppe Roncalli prima dunque di diventare papa Giovanni XXIII, trovandosi a Favara assaggiò il tipico dolce che sarebbe stato gradito a tal punto che 40 anni dopo, da pontefice, ne avrebbe parlato a Roma con il vescovo di Agrigento, monsignor Calogero Lauricella. Ma il papa buono non è stato l'unico pontefice ad aver gustato l'agnello pasquale. Dopo di lui lo ha fatto anche papa Giovanni Paolo II e ogni anno, da Favara, un delizioso agnello viene spedito nella santa sede. La preziosità delle materie prime, rigorosamente del territorio, non lo rendono un dolce economico, ma per il pranzo della domenica di Pasqua, l'agnello  non può  mancare sulle tavole dei favaresi. Abbiamo incontrato il pastry chef Giovanni Mangione che per AgrigentoNotizie ha preparato un delizioso agnellino, spiegando nel dettaglio i vari passaggi per creare anche a casa, un agnello pasquale favarese.
 

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