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Racconterà 2600 anni di storia, nel nascente "Museo della città" però piove

Nelle immagini sull'ex collegio dei Padri Filippini i danni causati dalle infiltrazioni dal 2009 ad oggi

Per i suoi 2600 anni di storia, Agrigento avrà un museo che, al terzo piano dell’ex collegio dei Filippini, racconterà la metamorfosi urbanistica avvenuta nei secoli. Un itinerario che forse, oltre alla magnificenza dell’antica Akragas e dei suoi monumentali templi dorici, dovrebbe raccontare anche delle mura medievali spazzate via per fare posto alla moderna stazione ferroviaria. Un racconto fedele della trasformazione della città, dovrebbe tenere conto anche degli eventi franosi del 1966 che causarono la fuga degli abitanti del centro storico e della creazione dei nuovi quartieri, chiamati “satellite” che oggi comunemente si identificano in “periferie degradate”.

IL VIDEO. Nasce il "Museo della città" per celebrare i 2.600 anni dalla fondazione di Akragas 

Peggiorano le condizioni del Collegio dei Filippini

Ed ancora delle intense attività edificatorie che hanno “arricchito” la città di alti palazzi, costruzioni che in molte zone, coprono l’identità architettonica dei luoghi. Ma per avere un quadro chiaro su cosa e come il museo racconterà la città dobbiamo attendere il 2020, quando  sarà aperto grazie ad un accordo tra Fai, Regione Sicilia e Comune di Agrigento. Prima di allestire gli spazi espositivi però, forse sarebbe il caso di correre ai ripari. Già perché quando piove, in alcune sale dell’immobile, l’acqua entra dal tetto e gocciola sul pavimento.

Ex collegio dei Filippini, Comune e Fai lavorano per un "Museo della città"

Succede nell’anticamera della sala intitolata al compianto marciatore belga, Jean Marc Bodart e probabilmente accade anche nell’ampio salone che custodisce alcune opere del pittore Giambecchina. In quest’ultimo ambiente, vistose macchie di umidità, segno quest’ultimo della presenza d’acqua, hanno già compromesso un angolo e in assenza di dovuti interventi di manutenzione, potrebbero espandersi notevolmente, incrementando così anche i costi per l'eliminazione del problema. Basterebbe cioè evitare che anche all’interno dello storico edificio si verifichi quello che è accaduto ad esempio nella corte interna dell’ex convento, dove, in meno di dieci anni dalla sua restituzione alla città, le infiltrazioni, hanno pesantemente compromesso il prospetto.

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