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Furti in fattoria, la crisi fa rubare animali e olio

Aumentano quotidianamente i casi di furti in fattorie e allevamenti. Non solo macchine agricole ma anche bestiame e prodotti di ogni genere nel mirino dei "nuovi briganti".

Gli allevatori ed agricoltori siciliani lanciano un'allarme criminalità che li vede quotidianamente vessati da furti di ogni tipo, dalle macchine agricole ai raccolti, dall'olio agli animali.

Le campagne non solo isolate dal punto di vista geografico ma anche da quello dei controlli diventano delle zone franche in cui chiunque può commettere pressoché indisturbato i propri reati.
La Coldiretti ha fatto il punto proprio su questo triste fenomeno sempre più comune. Il presidente della sezione siciliana Alessandro Chiarelli, ha sottolineato come in Sicilia mucche, pecore, cavalli e agnelli praticamente ogni notte vengono sottratti ai rispettivi proprietari. In alcuni casi gli imprenditori agricoli si sono trovati addirittura costretti a ricorrere a guardiani privati perché è diventato impossibile lascia incustoditi prodotti e bestiame. La crisi economica, che in Sicilia è sentita in maniera acutissima ha portato i nuovi poveri ad attuare veri attacchi di brigantaggio contro contadini e allevatori.

Una situazione che danneggia economicamente le imprese agricole del territorio limitando gli investimenti produttivi e sconvolgendo gli equilibri sociali troppo in balia dei ladri. Crescono i danneggiamenti e le azioni che  incidono sul lavoro degli agricoltori e provocano un clima di incertezza che aggrava la situazione di un settore in crisi, alimentando l’abbandono delle campagne.  Proprio lo spopolamento– aggiungono ancora Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione  - negli anni è stato causato dal mancato profitto delle aziende agricole. L’abbandono di  strutture e la scelta sempre più condivisa di trasferirsi in zone ad alta urbanizzazione, la pessima viabilità interna, hanno spopolato intere aree. Le calamità naturali hanno fatto il resto: le infrastrutture danneggiate non vengono ripristinate aggravando ulteriormente il già debole sistema economico agricolo delle zone dell’entroterra.  
Bisogna ripopolare le campagne attraverso incentivazioni che possano favorire nuovi  investimenti in quelle colture tradizionali che, grazie anche alla  nuova consapevolezza dei consumatori,  possono trovare nuovi mercati  - concludono  -. I fenomeni malavitosi in tutt’Italia, secondo il rapporto della direzione nazionale antimafia sviluppa  un giro di affari di 7,5 miliardi di euro, tra furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni de  cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell'Unione europea e caporalato.

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