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Venerdì, 29 Marzo 2024
Elezioni Comunali 2015

Elezioni, Pd e Fi senza bussola: tutti «l'un contro l'altro» armati

Un continuo alternarsi di attacchi e contratt'attacchi. In tutto ciò, tacciono e continuano ad osservare "dall'alto" Ncd e Mpa: un silenzio che la dice lunga fin dall'inizio. E intanto ecco cosa succede tra Pd e Fi e all'interno degli stessi partiti, dove si creano schieramenti "possibilisti" e altri assolutamente contrari

Se nel Pd regna la confusione (e lo si percepiva anche durante la ricerca frenetica dei “nomi” da proporre per le primarie), la coalizione “Agrigento 2020” non gode di maggiore stabilità. E così anche Forza italia che sembra un campo su cui si sta disputando un match di ping pong. E intanto ecco cosa succede tra Pd e Fi e all'interno degli stessi partiti, dove si creano schieramenti "possibilisti" e altri assolutamente contrari. Mettetevi comodi, riassumiamo per voi la vicenda che si sta consumando all'ombra dei Templi.

Prima Crocetta tra le righe sembra benedire l’apporto degli azzurri, attraverso il contributo di Riccardo Gallo, poi smentisce che Fi abbia a che fare con la coalizione. Per Piero Macedonio Fi invece c’è e “più si è meglio è”, ma a seguire, il coordinatore regionale Enzo Gibiino sconfessa Gallo, che a sua volta lo accusa di non conoscere la politica agrigentina e forse addirittura la politica, e così a Gibiino rispondono anche Saverio Romano, Francesco Scoma e Giovanni Mauro, che levano gli scudi in difesa dello stesso vice segretario regionale dei forzisti che starebbe “agendo per il bene del partito evitando che rimanesse fuori dalla competizione, in completo isolamento”, seppure attraverso una lista civica.

A questo punto non solo da Forza italia ma anche dal Pd qualcuno si scaglia contro l’accordo che c’è e non c’è (o c’è ma non si dice): Fabrizio Ferrandelli chiede al segretario regionale Fausto Raciti di annullare le primarie e commissariare il partito ad Agrigento, Giuseppe Lauricella suggerisce di “rompere” la coalizione e fare le primarie nell’ambito del centrosinistra o, al limite, candidare Epifanio Bellini e basta, mentre la ormai ex vice segretaria provinciale del partito, Cinzia Deliberto, rassegna le dimissioni per il “trasformismo” rilevabile da “alleanza anomale”, e il venire meno “del rapporto di fiducia, di trasparenza e condivisione degli obiettivi”.

Nel frattempo, anche dai “piani alti” arrivano bordate: il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, ha asserito che “nessun esponente del nostro partito, dirigente, amministratore o parlamentare, può partecipare alle primarie di altre forze politiche. Nessuno è mai stato autorizzato dal partito e tanto meno dal presidente Silvio Berlusconi a partecipare o collaborare, in qualsiasi forma e a qualunque titolo, a competizioni interne ad altri movimenti politici atte a selezionare candidati per le prossime elezioni amministrative. I candidati del nostro movimento politico, - aggiunge - a cui tutti sono chiamati a dare il proprio sostegno, sono esclusivamente quelli indicati dal partito attraverso i competenti organismi nazionali e territoriali. Ogni altra iniziativa  è da intendersi come meramente personale e, in ogni caso, non può essere in contrasto con le indicazioni del movimento o tale da produrre equivoci tra i sostenitori e gli elettori di Forza Italia".

Una posizione ufficiale che, anche senza riferimenti specifici, sembra sconfessare l’operato di Gallo e degli esponenti politici che lo “difendono”, e per altri versi, confermare che Forza italia non ha nulla a che vedere con la grande coalizione. Come dire che Zambito potrebbe aver salvato le apparenze.

Ma ci deve essere un difetto di comunicazione tra gli azzurri (ironia della sorte, visto che fanno capo a uno tra i più grandi “comunicatori” del secolo), perchè nonostante le dichiarazioni di Toti, cui fa eco il vice presidente di Forza Italia in Sicilia, Giovanni Occhipinti, confermando che “non ci saranno altri accordi politici per selezionare i candidati” (quindi Forza italia ne avrà uno suo anche ad Agrigento?), Giovanni Mauro torna a replicare che la “vicenda Agrigento” è stata oggetto di diverse riunioni romane alle quali ha visto partecipare “membri autorevolissimi del partito siciliano come il senatore Gibiino o il senatore Scoma, o, ancora, Pippo Fallica, responsabile degli Enti locali, durante le quali l’iniziativa assunta era da tutti quanti sostenuta” e anche che “le vicende elettorali amministrative vanno valutate caso per caso per trarne il massimo vantaggio politico a Forza Italia”, sottolineando però che non sono stati convocati gli organismi di partito seppure alla vigilia di una consultazione elettorale.

Poca comunicazione e decisione prese da “pochi”? In Fi come nel Pd pare essere questo il “nodo”. Tant’è che non solo la Deliberto lo evidenza, ma oggi anche Lauricella parla di una “riunione dei magnifici sei (Zambito, Zambuto, Capodicasa, Panepinto, Moscatt, Iacono, ndr) alla quale non sono stati invitati molti esponenti del Pd agrigentino”.

“Non parteciperemo a queste 'falsarie' ma parteciperemo alle elezioni con una proposta seria, alternativa a questo gioco al ribasso che non serve alla comunità agrigentina e al Pd. I 'magnifici sei' del Pd non vogliono che il Pd cresca ad Agrigento perché potrebbero crearsi  nuove figure che restringerebbero il loro spazio vitale”, attacca Lauricella. Quindi anche qui un altro candidato ancora?

Allora Pd contro Fi, Pd contro Pd e Fi contro Fi. In tutto ciò, tacciono e continuano ad osservare “dall’alto” Ncd e Mpa: un silenzio che la dice lunga fin dall’inizio.

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