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Venerdì, 19 Aprile 2024
Elezioni Comunali 2015

Elezioni Agrigento, Capodicasa: «Non mi candido per coerenza»

Ha messo un punto fermo. Mentre si aspetta di capire se, come ad Enna, il Pd potrebbe dover rinunciare al simbolo e se, in assenza di altri colpi di scena, Silvio Alessi "tornerà in gioco" anche per i dem, lui spiega di essere pronto a collaborare con le nuove generazioni, per indicare la strada e condividere l'esperienza maturata, «ma non per coprire gli errori politici»

In un momento di grande indecisione attraversato dal Pd, Angelo Capodicasa ha messo un punto fermo: non si candida per Agrigento. Mentre si aspetta di capire se, come ad Enna, il Pd potrebbe dover rinunciare al simbolo e se, in assenza di altri colpi di scena, Silvio Alessi "tornerà in gioco" anche per i dem.

La decisione era "filtrata" già durante la riunione tenutasi lo scorso martedì nel capoluogo, e a cui era presente anche il segretario regionale Fausto Raciti che, secondo i racconti di chi c'era, avrebbe chiesto al deputato un pò più di "generosità".

«Ha nelle sue conclusioni lanciato un appello affinchè i più "navigati" collaborino con le nuove generazioni, per indicare la strada e condividere l'esperienza maturata va bene - ha puntualizzato Capodicasa - ma non per coprire gli errori politici».

Adesso la "non cadidatura" assume l'ufficialità con la dichiarazione pubblica dell'interessato che afferma di non comprendere l'annullamento delle primarie deciso a Palermo il giorno stesso in cui fu fatto il suo nome.

Capodicasa definisce «più o meno fondati» i motivi che hanno portato la vicenda all'attenzione dei media nazionali e parla di «una serie di depistaggi», facendo riferimento a «fatti inspiegabili per come sono avvenuti e come sono stati ricostruiti» riferendosi a quanto ha poi portato Marco Zambuto a rassegnare le dimissioni da presidente dell'Assemblea regionale del Pd (compresa la registrazione effettuata per "fissare" il racconto di Riccardo Gallo, ndr) e alle dichiarazioni di Silvio Alessi sulla mafia nel capoluogo. «Sono cose fatte per mettere i bastoni fra le ruote, per creare inciampi a un percorso lineare», ha detto.

«Bisogna tornare a discutere - ha aggiunto -. Il Pd non può ritirarsi in modo autoreferenziale. Ha lavorato a questa coalizione, l'ha costruita, non è stata imposta da nessuno. Non sono l'ideatore e non ho sostenuto il candidato che ha vinto ai gazebo, ma ho condiviso questo percorso. Non capisco perchè il Pd deve rimetterla in discussione dopo averci lavorato per sei mesi».

Spiegando i motivi della sua decisione, ha poi concluso: «Il progetto per Agrigento andava in un'altra direzione, volevamo lavorare a una coalizione larga che raccogliesse le migliori energie della città e sono state fatte le primarie. Va fatto un ragionamento politico su come il Pd deve stare in questa partita. Dobbiamo adesso parlare di programmi, di cosa fare e del candidato. Se derogassimo al progetto, decidendo di metterne in piedi uno che si discosta da quello originario, anche con la mia candidatura, daremmo vita a qualcosa di distonico e sarebbe adesso anche tardivo mettere in discussione il progetto complessivo pensato dal Pd per Agrigento».

E la dichiarazione del deputato del Pd ha già sortito diversi effetti. Lillo Firetto torna, per la seconda volta, a tendere la mano al Pd: «Faccio appello ai suoi uomini e alle sue donne, perché insieme ci aiutino a cambiare Agrigento» dice,  mentre per alcuni dem l'occasione è propizia per tornare a chiedere il commissariamento del Pd agrigentino.

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